Il presidente della Juve è riuscito a fare breccia e ora la Lega si trova con il cerino in mano per aver deciso da sola il rinvio. Il Governo si sfila
Il Messaggero torna sulla questione delle pressioni esercitate dal presidente della Juve, Agnelli, sulla Lega, affinché si rinviasse Juventus-Inter.
Il quotidiano ricostruisce la vicenda. Nella tarda serata di sabato 22 si decide di rinviare quattro gare di campionato dopo il decreto governativo legato all’emergenza coronavirus. Il lunedì successivo, la Lega scrive a Governo, Regioni e Figc per chiedere di giocare le partite in programma nel weekend appena trascorso a porte chiuse. La Uefa non vuole. La Figc, il Governo e le Regioni ne prendono atto e si decide per le porte chiuse.
Un’idea che non piace ad Agnelli
“che da giovedì ha iniziato un pressing asfissiante sul Governo, su vari ministri e sul Coni per caldeggiare la soluzione rinvio. Puntando sul fatto che una gara scudetto come Juve-Inter, senza tifosi e con 170 paesi collegati, sarebbe stato un cattivo spot all’estero per l’Italia. Soprattutto per il turismo in vista delle vacanze di Pasqua. Agnelli riesce a far breccia sfruttando anche la sponda del Coni e della Lega rappresentata in quell’occasione dall’ad De Siervo visto che il presidente Dal Pino era negli Stati Uniti per la questione diritti tv internazionali. Nel Consiglio dei Ministri fiume di venerdì il Governo ha messo sul tavolo entrambe le ipotesi: porte chiuse o rinvio. Tutto slittato per la gioia del patron Agnelli preoccupato dei 5 milioni d’incasso che avrebbe perso e dello svantaggio sportivo dello Stadium vuoto in una gara fondamentale per i destini del tricolore”.
La Lega, insomma, conclude il quotidiano, si è solo “ritrovata con il cerino in mano per aver di fatto preso lei la decisione di rinviare. Il Governo, dopo aver acconsentito alla scelta, ora si sfila e anzi richiama i vari presidenti ad assumersi la responsabilità e a trovare una soluzione”.