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Il direttore del Cardarelli: «Sì, circa 200 assenti ma chi ha denunciato non è stato responsabile»

Intervista al Corrmezz: «Non sono solo medici, e non ci sono certificati fasulli. Di questi tempi, su 3200 dipendenti, non è diserzione di massa»

Il direttore del Cardarelli: «Sì, circa 200 assenti ma chi ha denunciato non è stato responsabile»

Il Corriere del Mezzogiorno intervista il direttore generale del Cardarelli, Giuseppe Longo. Il tema è il caso dei 249 assenteisti tra il personale sanitario del Cardarelli. La notizia era sul Fatto ieri, dopo la denuncia del direttore delle Emergenze dell’azienda ospedaliera, Ciro Mauro. Oggi il quotidiano di Travaglio torna sul tema annunciando l’inchiesta dei Nas.

Longo minaccia il ricorso alle sedi legali “contro chiunque diffonderà notizie non verificate e non corrispondenti a verità”. Un’azione necessaria, dice, per tutelare l’immagine dell’ospedale e dei suoi dipendenti.

“Il dirigente, è ovvio, dovrà rispondere di ciò che ha scritto. Certamente il suo è stato un comportamento non responsabile”.

Ieri l’azienda ospedaliera aveva smentito Mauro, parlando di “soli” 33 medici assenti per malattia. Un numero che, ribadisce, non costituisce un’anomalia.

“Se si considera, peraltro, che siamo in piena stagione influenzale, al di là di coloro che si sono ammalati per il coronavirus. Abbiamo 7 dipendenti ricoverati al Cotugno, non soltanto medici, e tre in isolamento perché riscontrati positivi al tampone”.

Longo fornisce delle cifre. Al Cardarelli lavorano 3200 dipendenti e i certificati di malattia arrivati, ammette, sono “all’incirca 200”.

Conferma la cifra, dunque, ma la discriminante sembra essere, per lui, che non si tratta di soli medici.

“Parliamo di infermieri, operatori socio-sanitari, amministrativi, tecnici. E comunque non esistono certificati fasulli. Duecento ammalati, di questi tempi, su 3200 dipendenti non è una diserzione di massa. Anzi, così si danneggia l’immagine dell’intera azienda, soprattutto di coloro che stano lavorando. Sa cosa mi fa male? Che altrove possano pensare che qui i medici non facciano il loro dovere. Ed è giusto il contrario”.

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