Scontro tra governo e Regioni sui limiti alle attività economiche e agli spostamenti. Il Premier rimprovera a Fontana di non aver voluto sfidare gli industriali
Il decreto Conte ha scatenato le critiche dell’opposizione e soprattutto acceso un duro scontro con la Regione Lombardia, scrive il Corriere della Sera.
Il governo rimprovera al presidente Fontana
“di non aver avuto il coraggio di sfidare Assolombarda chiudendo le fabbriche”.
Mentre la Regione dichiara che le sue restrizioni sono più rigide di quelle imposte dal governo. L’ordinanza regionale impone la chiusura degli alberghi e lo stop agli ordini professionali, ad esempio, cosa non contemplata dal governo. Nel decreto governativo, inoltre, 80 attività restano in piedi. Non ci sono stop a call center, uffici postali, edicole, ingrosso di carta e agenzie di distribuzione di giornali, riviste e libri. E continuano a lavorare anche gli impianti a ciclo produttivo: solo se non erogano servizi pubblici essenziali il prefetto può imporre lo stop.
Fontana comunica ai cittadini lombardi che la sua ordinanza prevale sul decreto governativo. Conte e Boccia confermano ma invitano il governatore ad assumersi le sue responsabilità.
Lo scontro si è verificato anche sullo stop agli spostamenti al di fuori dei comuni. Un provvedimento chiesto dai governatori delle regioni del Sud, preoccupati dal fatto che la chiusura di fabbriche e uffici potesse dare il via ad un nuovo esodo verso le regioni meridionali.
Le richieste di stop sono arrivate da Vincenzo De Luca e dal presidente della Calabria. Ma Conte, scrive il quotidiano, si sarebbe risentito
“per il «comportamento molto sleale» di quei «governatori» che anticipano le mosse di Palazzo Chigi con le loro ordinanze restrittive”.