«I giovani talenti vengono acquistati e rivenduti. È l’artigianato che diventa industria. Si possono imitare i ricchi non i bravi»
“L’Atalanta non ha ribaltato solo il Valencia, ma l’intero modo di concepire il calcio. L’ultima certezza è spendere molto per comprare i giovani migliori. Quella che sta entrando nei quarti di Champions è una squadra matura, quasi anziana. I suoi giocatori più giovani sono Gollini e Pasalic che hanno 25 anni, i suoi migliori sono Gomez ed Ilicic che ne hanno 32”.
Lo scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera, per raccontare l’esempio unico dell’Atalanta.
“Gasperini e Percassi hanno rovesciato la regola: l’esperienza, la bravura, contano più dell’età. Per l’Atalanta i giovani esistono ma sono attori di bilancio. Si prendono, si battezzano e si rivendono al volo facendosi pagare il marchio”.
E’ esattamente l’opposto di quello che fanno gli altri club, scrive. E’ per questo che il modello Atalanta è invidiato da tutti ma inarrivabile.
“Perché non pensabile”.
Giovanni Sartori è il miglior talent scout italiano, forse europeo, scrive Sconcerti. Gira per gli stadi a cercare giocatori.
“Non esiste in Europa un modello del genere, sono tutti sulla banalità del bene, frequentatori di microfoni, spendere molto per giocatori bravi dalla produttività comunque incerta. L’Atalanta è come inventasse la sua strada con il respiro di una guida indiana, sa sempre dove andare, come sfuggire agli stupidi uomini bianchi. Così sopravvive una razza e si seleziona”.
Bergamo sta dando una lezione di vita al mondo intero, conclude Sconcerti.
“La classe e la diversità sono dovunque in questo artigianato divenuto industria. E non cercate di imitarla. Si possono imitare i ricchi, non i bravi”.