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Repubblica: Rui Pinto, l’Assange del calcio che ha incastrato il Manchester City

Contro di lui ora ci sono 171 accuse, avrebbe ricattato varie autorità sportive dopo aver ottenuto, secondo i suoi nemici illegalmente, i documenti con cui ha rivelato varie nefandezze del calcio europeo

Repubblica: Rui Pinto, l’Assange del calcio che ha incastrato il Manchester City

Certo non serviva Repubblica a dirci che la decisione arrivata ieri dalla Uefa di squalificare per due anni il Manchester City dalle Coppe potrebbe significare “la fine del Manchester City come lo conosciamo”, perché è chiaro che senza prospettive europee molti dei campioni potrebbero cominciare l’esodo.

non andrà in Serie B come la Juve, non rimarranno macerie ma è chiaro che reputazione, prestigio e programmazione sono pesantemente compromessi. Quale giocatore o allenatore ambizioso rimarrebbe in un team che per due anni non potrebbe misurarsi con “i grandi”?

Il Manchester ovviamente non ci sta e già ieri ha dichiarato che farà ricorso al Tas quanto prima per rivedere una sentenza che il club giudica ingiusta e soprattutto presa in autonomia esclusivamente dalla Uefa.

Ma c’è un anello debole, scrive oggi Repubblica, che potrebbe fare il gioco del City ed è rappresentato da Rui Pinto, considerato l'”Assange del calcio”, fu lui a passare allo Spiegel le mail da cui è partita l’inchiesta della Uefa. Attualmente l’hacker è in custodia in Portogallo

Chi ha passato quei messaggi allo Spiegel? Rui Pinto, oscuro ex ragazzino “nerd” portoghese, oggi 31enne, che è diventato l’Assange del calcio: ci sono quelli che lo considerano un paladino della libertà dell’informazione contro la censura dei potenti e quelli per cui siamo di fronte a un criminale-hacker. Contro di lui ora ci sono 171 accuse per “hackeraggio”, “furto di documenti”, “estorsione” e altre amenità giudiziarie. In passato, Pinto avrebbe ricattato varie autorità sportive dopo aver ottenuto, secondo i suoi nemici illegalmente, i documenti con cui ha rivelato varie nefandezze del calcio europeo, per poi fondare la sua piattaforma “Football Leaks” dove postava gli scoop. Di tutte queste accuse giudiziarie, però, non ce n’è una legata al caso del Manchester City. Anche questo potrebbe essere decisivo. Per il futuro della “celeste” della metropoli operaia inglese. E di Pep Guardiola.

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