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Il Secolo: rolex e mazzette al supermanager di Autostrade in cambio di appalti alla camorra

Ancora guai per Michele Donferri Mitelli, ex direttore generale delle manutenzioni di Aspi e indagato per il crollo del Morandi. Il suo nome è chiamato in causa da un testimone della giustizia

Il Secolo: rolex e mazzette al supermanager di Autostrade in cambio di appalti alla camorra

Ancora guai per l’ex direttore generale delle manutenzioni di Autostrade per l’Italia, Michele Donferri Mitelli. Già indagato per il crollo del Ponte Morandi, adesso viene tirato in ballo da un testimone di un’indagine per camorra. Lo racconta Il Secolo XIX.

Si tratta di Gennaro Ciliberto, che sta raccontando agli inquirenti le infiltrazioni camorristiche nei lavori di Autostrade della famiglia Vuolo, di Castellammare di Stabia. Legata ai clan D’Alessandro e Nuvoletta. Parlando di Donferri Mitelli dichiara:

«Ritengo che abbia ricevuto regali costosi e somme di denaro in cambio di agevolazioni, informazioni e protezione in ambito appalti pubblici di Autostrade».

Mazzette e Rolex in cambio di appalti, insomma.

I verbali che contengono le dichiarazioni di Ciliberto risalgono al 2013. Sono stati acquisiti dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Genova, che indagano sul crollo del viadotto. C’è infatti l’ipotesi che i lavori eseguiti dalle ditte vicine alla camorra fossero effettuati con materiali scadenti.

In particolare, sarebbe sotto la lente di osservazione il caso del cavalcavia di Ferentino, sulla A1 Roma-Napoli, in provincia di Frosinone. Fu inaugurato nonostante la «consapevolezza di gravi anomalie  strutturali». Al centro delle indagini romane ci sono Mario Vuolo e il figlio Pasquale. Per i magistrati, scrive il quotidiano,

“i due sono gli amministratori di fatto di una rete di società che riesce ad accaparrarsi lavori autostradali grazie alla corruzione di dipendenti di Autostrade e Pavimental”.

Tra gli indagati per corruzione c’è anche l’ingegnere Vittorio Giovannercole, il cui nome è legato proprio ai lavori sul cavalcavia di Ferentino insieme a Donferri:

«Lui e Donferri Mitelli volevano varare a tutti i costi il ponte per una questione di prestigio. L’opera era sotto i riflettori e il buon esito era spunto di carriera per i due, che ci tenevano dunque in modo particolare a fare bella figura con l’amministratore delegato Giovanni Castellucci e Riccardo Mollo».

Donferri, continua Ciliberto, fu corrotto da Vuolo che poi riuscì a corrompere anche Mollo con dei Rolex.

Il cavalcavia fu inaugurato nel 2009 ma in presenza di gravi problemi strutturali. Addirittura Ciliberto dichiara che le saldature furono effettuate

«in modo che io definirei criminale».

Ci fu anche una seconda inaugurazione. Dice Ciliberto:

«Il ponte doveva essere chiuso al traffico, ma siccome ciò avrebbe recato un danno di immagine ad Aspi, questa chiusura non è mai stata fatta, fino al sequestro».

Le carte con le dichiarazioni di Ciliberto sono state inserite nel fascicolo sul crollo del Morandi.

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