CorSport: Il Napoli somiglia a una provinciale senza la forza della disperazione di una provinciale
A parte il rigore non dato, il Napoli ha meritato di perdere. Gli allenatori parlano di mancanza di cattiveria (come fa Gattuso) quando non sanno o non vogliono riconoscere le cause delle sconfitte

Sul Corriere dello Sport, Alessandro Barbano scrive della partita di ieri del Napoli contro il Lecce. Non è stato solo il rigore non concesso da Giua a determinare la sconfitta.
“Il rigore su Milik, tecnicamente ineccepibile, potrebbe schiacciare il racconto della sconfitta azzurra sull’errore di Giua. Che pure è tanto decisivo per il risultato quanto macroscopico. E dice tutta la confusione degli arbitri italiani di fronte al Var”.
Milik accentua indubbiamente il tuffo, scrive, ma dalle immagini è chiaro che la gamba destra del difensore del Lecce aggancia volutamente quella del polacco.
“E non si può pensare che l’arbitro posizionato di fronte alla telecamera non l’abbia segnalato al collega in campo, visto che la loro conversazione è durata per quasi un minuto. Ciò provala difficoltà psicologica dei direttori di gara italiani ad accettare un controllo sul loro operato e la pertinacia nel difendere decisioni palesemente sbagliate, rinunciando a una verifica personale della moviola. Anche a costo di falsare il campionato e di pagare, come certamente pagherà Giua, con qualche turno di riposo forzato”.
Nonostante ciò, tuttavia, continua Barbano, “il Napoli ha meritato di perdere”. E spiega perché.
“Perché è una squadra prevedibile avanti, troppo lunga a centrocampo e scoordinata dietro”.
A centrocampo manca ancora un regista. Demme non lo è, anche se è prezioso in fase di interdizione. Lobotka, se lo è, non lo ha ancora dimostrato. Il risultato è che la manovra del Napoli non sorprende, tranne in una sola occasione, quando si arriva al gol del pareggio di Milik. Ma è troppo poco contro un avversario che invece non sbaglia nulla.
Gattuso, scrive Barbano, dice che al Napoli manca cattiveria, ma questa parola può voler dire tutto e niente.
“Ma cattiveria vuol dire tutto e niente, è un espediente narrativo molto comune, con cui gli allenatori spiegano le sconfitte di cui non sanno o non vogliono riconoscere le vere cause”.
Le sconfitte del Napoli al San Paolo sono già sei e forse, continua Barbano,
“varrebbe la pena spiegarle in modo più convincente. E riconoscere che questa squadra non ha più schemi per pungere, in mezzo è lenta, sfilacciata e confusa, e in difesa è fuori registro. Ed è troppo facile prendersela con Koulibaly e dire che, dalla Coppa d’Africa in poi, è un altro giocatore. La verità è che la difesa di Sarri recitava a memoria, quella di Ancelotti si arrangiava con il suggeritore, quella di Gattuso ha perduto il copione”.
Ci eravamo illusi, con le vittorie su Juve e Samp, che la volontà della squadra fosse tornata e che quella bastasse a far tornare anche il Napoli, ma in un campionato che tende a livellarsi e dove le squadre di centro e bassa classifica si rafforzano, occorre uno standard qualitativo diverso per imporsi.
“Il Napoli sconfitto dal Lecce somiglia troppo a una provinciale senza la forza della disperazione di una provinciale”.