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La crisi del Napoli di Ancelotti somiglia molto a quella del Bayern di Ancelotti

Quante affinità tra le due vicende. Dopo l’esonero, Hoeness disse: «L’allenatore si è messo contro cinque giocatori importanti della rosa, e non avrebbe più potuto farcela».

La crisi del Napoli di Ancelotti somiglia molto a quella del Bayern di Ancelotti

Prima c’era l’ansia pre-partita, una sincera emozione che stringeva lo stomaco e ci sollevava due metri da terra, ogni volta. Prima c’era gioia. Ora è lo stesso, ma a condizionarci è la sfiducia. Dopo anni al vertice ci ritroviamo, ricacciati in gironi mediocri a condividere l’incredulità con la tristezza. Un déjà-vu che ci riporta a dieci anni fa, ma a Carletto appena a due anni fa, cioè all’esonero con il Bayern. Ecco le dichiarazioni di allora, le analisi e le giustificazioni del suo esonero dalla panchina dei bavaresi.

Una rivoluzione mancata, probabilmente, con la volontà di costruire un post Ribery-Robben che non è stato appoggiato pienamente da società e critica con la naturale conseguenza di gettare il tecnico in pasto ai suoi giocatori.

Assonanze non troppo distanti dalla volontà di cedere Insigne in estate dopo aver ceduto Hamsik a gennaio, e il rapporto conflittuale con Mertens e Callejon.

Col passare dei mesi le scene di stizza al momento dei cambi o i musi lunghi in panchina o in mixed zone a fine partita, si sono moltiplicate.

Scriveva Bild, ed anche da noi ogni cambio è una tarantella nemmeno troppo nascosta.

“Non so se Ancelotti è abbastanza chiaro con i suoi giocatori. Io sicuramente non riconosco il piano di gioco. Si vede chiaramente che non ci sono idee. Sono gol simili, che evidenziano i problemi della squadra. Non ci sono idee, non ci sono meccanismi, specie in fase difensiva”.

Oliver Kahn storico portiere del club tedesco analizzava in maniera drastica le problematiche tecnico-tattiche della sua squadra ai tempi di Carletto. Risparmiava i sermoni sui moduli ma non la toccava di certo pianissimo.

Se si presentano molti infortuni muscolari non si deve guardare alle ultime settimane di allenamento, ma due tre mesi indietro. È probabile che lì ci sia la causa.

Robert Lewandowski non le mandò a dire, e rincarò la dose gettando benzina sul fuoco in maniera eloquente. Inoltre i giocatori bavaresi avevano criticato l’operato del tecnico, definendo gli allenamenti ‘troppo leggeri’ e non sufficienti ad affrontare le tre competizioni.

Assonanze, assonanze come macigni che ritornano e si delineano come foto vintage in un negativo fotografico di altri tempi, nella stanza oscura in cui i nostri occhi, per quanto grandi e vogliosi di vederci un po’ di luce, si chiudono mestamente dinanzi alla realtà.

Il presidente Hoeness dichiarò alla stampa tedesca che «con Ancelotti non c’era alcun problema, con lui andava tutto bene. Ma tutti i giorni c’era una lite fra i fisioterapisti, i medici e i collaboratori. E con uno staff così non si può lavorare nel modo giusto.
E inoltre, dal mio punto di vista, l’allenatore negli ultimi giorni si è messo contro cinque giocatori importanti della rosa, e non avrebbe più potuto farcela. Non puoi avere i giocatori più importanti tutti contro di te. Ho imparato un detto: “Il nemico nel tuo letto è il più pericoloso”».

Insomma, si leggeva Bayern si rivede il Napoli con la differenza che in Germania aveva alzato due Supercoppa di Germania ed una Bundesliga, qui, al momento, ancora nulla.

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