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L’uomo del labirinto, per gli amanti del cinema una delusione

Uno scrittore solido come Carrisi avrebbe meritato un’altra regia – non la sua – ed anche altre musiche. Si salva solo la fotografia

L’uomo del labirinto, per gli amanti del cinema una delusione

Dopo “La ragazza nella nebbia” del 2017 tutti aspettavano “L’uomo del labirinto”. Il secondo film tratto dai thriller di Donato Carrisi – e da lui sceneggiato e diretto -, che vede come protagonista il detective privato Bruno Genko (Toni Servillo).

Ma se nel primo titolo tutto si teneva perché la narrazione rispecchiava un thriller classico, ne “L’uomo del labirinto” la struttura enigmistica della narrazione toglie ritmo al film e lo rende troppo lento.

Genko ha poche ore di vita a causa di un’infezione al cuore ma il ritrovamento di Samantha Andretti – la brava Valentina Bellè, da mercoledì sera protagonista anche della fiction su Rai 2 “Volevo fare la rockstar” –, che è stato per l’investigatore l’unico suo caso di ricerca, fallito, di una persona scomparsa, lo mette nella condizione morale di fare luce sull’intera vicenda.

Nello stesso tempo la narrazione propone il dottor Green (interpretato dallo statuario Dustin Hoffman) che nell’Ospedale “Santa Caterina” svolge il ruolo di profiler per costringere Samantha a ricordare quello che ha vissuto nella sua esperienza di reclusione nel labirinto. Vissuta tra giochi, sofferenze e voglia di scappare.

Genko ingaggia con la polizia locale guidata da Bauer (l’attore campano Orlando Cinque) una sua guerra personale e trova una pista: quella dei Figli del buio, bambini imprigionati sottoterra e restituiti poi cambiati nella realtà, che poi ne scelgono altri per la stessa esperienza.

In questa sua ricerca è aiutato da un altro poliziotto Simon Berish (Vinicio Marchioni) responsabile, con una collega che poi scompare nel corso dell’indagine, dell’Ufficio persone scomparse. Una sorta di cimitero delle indagini poliziesche.

Chi è il misterioso Bunny, il coniglio con due occhi al posto del cuore? Cosa c’entra il caso di un altro ragazzo scomparso pochi giorni nei primi anni ’80? Chi è veramente il profiler Green?

Il tutto troverà una quadra narrativa nelle ultime scene del film con la rivelazione finale ad incastro.

Come ne esce il film? Se consideriamo le prove degli attori: tutti bravi, pensiamo che aiutati anche dalla distribuzione Medusa, non possa non diventare un successo di cassetta.

Ma per gli amanti della settima arte per le ragioni spiegate supra la pellicola è da ascrivere alla voce ‘delusione’.

Uno scrittore solido come Carrisi avrebbe meritato un’altra regia – non la sua – ed anche altre musiche. Si salva solo la fotografia

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