Sul CorMez. Diversi paesi euromediterranei scrivono al ministro per salvare il museo di via Depretis. Presentata anche un’interrogazione parlamentare
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Il museo dedicato a Pino Daniele nel museo della pace Mamt di via Depretis rischia di scomparire.
L’Agenzia del Demanio vuole mettere in vendita i quattro piani dell’ex Grand Hotel de Londres (Palazzo Pierce). Che sono dati in gestione alla Fondazione Mediterraneo. Sarebbe una perdita enorme. Contro cui è già partita una seria mobilitazione, scrive il Corriere del Mezzogiorno.
Il museo di Pino
Al Mamt è stato messo su un allestimento permanente dedicato a Pino. Ospita la chitarra dei suoi ultimi concerti, i suoi primi strumenti, il basso con cui entrò nei Napoli Centrale, il gruppo di James Senese. Ma anche l’attestato della prima comunione, le scalette dei concerti scritte a mano. Video, documenti filmati e sonori che ricostruiscono la sua storia artistica e umana.
E’ stato realizzato grazie alle donazioni della famiglia e fa parte del museo dal 2016.
Il Museo della Fondazione Mediterraneo, tra l’altro, ospita anche altri tesori importanti. Sono custoditi in esso una serie di reperti delle culture del mondo mediterraneo. C’è una sezione dedicata alle voci dei migranti. Ma anche la Sala Palestina e una sala della preghiera consacrata ad ebraismo, islamismo e cattolicesimo e alla loro coesistenza pacifica.
Non è possibile assistere al suo smantellamento inermi.
L’appello
Ecco perché diversi paesi euromediterranei hanno sottoscritto un appello indirizzato ai ministri Franceschini e Gualtieri. Chiedono che al museo sia concesso di sopravvivere. Ed è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare. In essa si ricorda, scrive il Corriere del Mezzogiorno, che
«la fondazione ha investito oltre 7 milioni di euro (compresi 3 milioni di fondi europei) per rendere i locali concessi uno spazio museale di alta qualità (provvedendo ad apparecchiature e arredi). Per cui ora, grazie anche alle donazioni di oggetti, reliquie e reperti pregiati, il valore stimato del museo della Pace è di oltre 300 milioni di euro. La fondazione ha, peraltro, sostenuto spese per oltre 3 milioni di euro unicamente per i lavori necessari a rendere agibili i locali ricevuti fatiscenti ed inutilizzabili dall’Agenzia del Demanio».