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Barbano risponde a Gravina: il calcio non ha bisogno della Nazionale a Balotelli ma di fatti contro il razzismo

Sul CorSport. Sarebbe come barattare il merito con i segnali politici. Non farebbe gli interessi della Nazionale né di Balotelli. Non è di segnali che hanno bisogno il calcio e il Paese

Barbano risponde a Gravina: il calcio non ha bisogno della Nazionale a Balotelli ma di fatti contro il razzismo

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ieri ha dichiarato che si augura che Mario Balotelli venga inserito presto in Nazionale. A Super Mario, a Verona, hanno detto che non è italiano e questa sarebbe una bella risposta.

Dice Gravina:

“Mi auguro ci sia in tempi rapidi una partecipazione attiva nel gruppo Nazionale di Mario. Sarebbe un messaggio straordinario verso il mondo che pensa di scoraggiare l’avversario insultandolo”.

Nessuna intenzione di prevaricare Mancini, chiarisce Gravina, solo una suggestione affascinante.

“Lui in maglia azzurra è una bellissima immagine che oggi mi voglio regalare. Gli atti discriminatori sono di una volgarità culturale inaudita. Non ci arrenderemo finché questo scempio non verrà interrotto”.

Oggi a Gravina risponde Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport. Il caso Balotelli, scrive, è diventato politico e il presidente della Figc ha “varcato il limite dell’opportunità” con le sue dichiarazioni sulla Nazionale.

Scrive Barbano:

“Per parte nostra ci auguriamo che il cittì non ceda a questa tentazione di barattare il merito con i segnali politici. Perché non farebbe gli interessi della Nazionale né di Balotelli, che in altro modo deve conquistare quella maglia. E perché non è di segnali che hanno bisogno il calcio e il Paese. Ma di fatti”.

Di fatti, finora, se ne sono visti pochi, aggiunge. Il Verona ha interdetto solo Castellini, ma se gli ispettori federali hanno parlato di venti tifosi ululanti, ora devono identificarli tutti e cacciarli dagli spalti fino a che non sia chiusa l’indagine aperta dalla Procura.

“Purtroppo il club ha dimostrato fin dalle prime battute di non voler né vedere né sapere. E la tenue sanzione della chiusura del settore «poltrone est» per un turno, disposta ieri dal giudice sportivo, potrebbe persuadere il presidente e l’allenatore del Verona che, tutto sommato, non hanno sbagliato a negare l’evidenza e a gridare al complotto. Non è giusto che le società paghino per pochi imbecilli. Ma è giusto che paghino se quegli imbecilli li hanno allevati in corpo o, anche, se li proteggono con complice ambiguità”.

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