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Ok del Comune di Milano al nuovo stadio a San Siro, ma con 16 paletti. E il Meazza non si tocca

Riduzione di impatto ambientale, cementificazione e durata concessione, incremento verde pubblico. I club pensano al piano B di Sesto San Giovanni. Il Comune ha la carta Soprintendenza

Ok del Comune di Milano al nuovo stadio a San Siro, ma con 16 paletti. E il Meazza non si tocca

Dopo tre ore di discussione, il Consiglio Comunale di Milano dice sì a Inter e Milan per la costruzione del nuovo stadio a San Siro, ma con molte condizioni da rispettare.

27 i voti favorevoli (tutti della maggioranza, compreso il sindaco Sala), 11 i contrari e 7 gli astenuti.

I paletti posti ai due club sono 16. Due sono più tosti degli altri.

Innanzitutto, il vecchio Meazza non dovrà essere abbattuto. Deve continuare a vivere. Non come secondo stadio, ma dovrà diventare una sorta di cittadella dello sport, come si legge nel documento di approvazione,

“anche immaginando nuove e rinnovate funzioni come il calcio femminile, i settori giovanili, concerti, spettacoli culturali”

Inoltre, il PGT non potrà avere l’indice di cementazione presente nei progetti dei club, pari allo 0,62, ma quello già approvato da Palazzo Marino, di 0,35.

I consiglieri chiedono che venga reso minimo l’impatto ambientale, che sia incrementato il verde pubblico, ridotte le cubature, riconosciuta al Comune la guida del progetto. Che venga ridotta la
durata della concessione e che Inter e Milan forniscano ulteriori forme di garanzia in caso di cambio di proprietà.

Nel documento si chiede che il progetto costituisca un volano “per la rigenerazione urbana” e che inizi un confronto con le due società per superare “le criticità della proposta preliminare”.

Sala ha dichiarato:

«Sono contento del parere favorevole, ma il progetto così com’è non è accettabile. Adesso parte la vera discussione con Inter e Milan perché il piano che ci hanno sottoposto è troppo a loro favore. Dobbiamo riportare la proposta più nell’interesse della città».

Soprattutto, per il sindaco,

“va fatto uno sforzo per salvaguardare San Siro, perlomeno bisogna essere assolutamente certi che non ci sia la possibilità di salvarlo in qualche modo e questo significa non tenere un monumento ma farlo funzionare”.

L’ad corporate dell’Inter, Alessandro Antonello, si è riservato di valutare la sostenibilità finanziaria del progetto:

“Ascolteremo le indicazioni per cercare di capire se la proposta presentata sullo stadio, seppur modificata in base a quanto ci verrà indicato, poi abbia comunque la sostenibilità finanziaria per far andare avanti un progetto del genere”.

Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha fatto anche un passo in più:

“C’è un piano B, sempre insieme con l’Inter per dividere sforzi e costi”

Piano B che sarebbe quello di costruire il nuovo stadio a Sesto San Giovanni. L’ipotesi resta, anche se in posizione defilata e sarà un’arma di pressione per quando le parti si siederanno a trattare. Ma il sindaco non è affatto preoccupato:

“Tutti si devono tenere un piano B nella vita. Non sono parole che mi turbano, ci mancherebbe altro che non ce l’abbiano”.

Del resto un piano B lo ha anche il Comune, che potrebbe chiedere alla Sovrintendenza e al Ministero la verifica dell’interesse culturale di San Siro. In questo modo, non solo si salvaguarderebbero alcune parti
dello stadio ma ci vorrebbero almeno quattro mesi per arrivare a una decisione. E né Inter né Milan hanno tutto questo tempo da perdere.

Probabilmente la prima mossa dei due club sarà quella di interpellare gli studi di architettura per studiare come e cosa recuperare di San Siro per poi andare a discuterne con il Comune.

Ora il sindaco e la Giunta dovranno lavorare e dare l’ok al pubblico interesse dell’opera. La data non è ancora stata fissata.

 

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