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È la Floridiana o è una discarica?

Ieri eravamo in 50 volontari per ripulire il parco del Vomero nell’indifferenza generale. Oggi ci chiediamo: ma chi lo frequenta?

È la Floridiana o è una discarica?

Decine di lattine, buste, bottiglie di plastica, vasetti di yogurt, un copri ago da siringa, bottiglie di vetro, una scatola di preservativi, pacchetti di sigarette, una calcolatrice, tre palloni sgonfi, millemila cicche di sigarette, diversi contenitori di panini McDonald. Persino una borsa.

È il risultato di un’ora passata a pulire la Floridiana in una bellissima domenica di ottobre, ieri.

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Un’iniziativa lodevole, non ufficiale, spontanea, partita da Antonio Gallo, neurologo ricercatore presso l’Università “Luigi Vanvitelli” insieme ad alcuni genitori ed insegnanti della scuola Morelli e rimbalzata, con il consueto tam tam nelle chat di classe.

“Avviso-invito a tutti i bambini (e non) del Vomero (e non). Amiamo Ripuliamo la Floridiana!”

Appuntamento alle 11 all’ingresso di via Cimarosa del grande parco vomerese.

Prima di arrivare lì, in compagnia di un’amica e della nostra prole, armate di guanti in lattice monouso e di buste di plastica, le solite raccomandazioni ai ragazzi. Restate vicini a noi, ci sarà un sacco di gente, il parco è grande.

La prima sorpresa è stata scoprire che la fiumana di gente che ci aspettavamo, in realtà non c’era. All’appuntamento eravamo sì e no una ventina.

Gli organizzatori dell’iniziativa – lodevoli – erano riusciti però a coinvolgere una botanica, Barbara de Caprio, che, prima di lasciarci liberi di iniziare la pulizia, ci ha fatto un’interessante presentazione della villa e delle specie vegetali che vi hanno trovato dimora, provenienti da tutte le parti del mondo.

Poi, ognuno si è impossessato di una piccola porzione del parco per iniziare il lavoro.

Del nostro bottino ho scritto in apertura. Le buste che abbiamo riempito, in totale, sono state 5. L’area coperta solo quella del Teatro della Verzura e immediate vicinanze. Praticamente un granello di polvere in una distesa enorme di verde. E, c’è da credere, di spazzatura.

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Gli organizzatori sono stati bravissimi. Dotati di magliette con scritta ad hoc che li rendeva riconoscibili, avevano con sé tutto l’occorrente per ripulire il parco. Sono stati loro ad accogliere la nostra spazzatura, alla fine, per poi smistarla. Anche a consigliarci come differenziarla.

Ci siamo sentiti parte della città, del nostro quartiere e abbiamo strappato, per una mattina splendida, che più che di autunno sembrava di primavera, i nostri figli alla Playstation. Alla fine della fiera, ci resta, speriamo, il seme di educazione civica che abbiamo instillato nelle loro coscienze. Il messaggio è arrivato forte e chiaro, l’impegno che ci vuole pure.

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Oggi, curiosando sulla bacheca Facebook degli organizzatori (che hanno anche raccolto le presenze, con relativi indirizzi mail per aggiornarci su future iniziative del genere) scopriamo che siamo stati in 50 a ripulire e amare la Floridiana.

Antonio Gallo scrive:

“Missione compiuta!!! Oltre 50 partecipanti tra bambini e genitori. Tantissimo entusiasmo.
Raccolte decine di chili di immondizia, tra carta, plastica, ingombranti, rifiuti speciali, vetro e indifferenziata (da non credere davvero quello che NON abbiamo trovato!). Grazie a tutti e grazie al meraviglioso clima e cielo azzurro di Napoli, che ci stimolano sempre ad alzare lo sguardo e andare avanti! Alla prossima!”

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L’entusiasmo, almeno quello che ci abbiamo messo noi, è garantito. C’è però una cosa che ci è un po’ dispiaciuta. Abbiamo raccolto schifezze di ogni genere, come detto, sotto gli occhi di chi, nel parco, sedeva sulle panchine a leggere il giornale o a guardare i bambini giocare. E che neppure ha detto “bravi, che bella cosa che state facendo”. Neppure ci ha chiesto un guanto per partecipare. Nemmeno a chiedersi: “Oh, chissà che cosa staranno facendo questi quattro deficienti che si chinano ogni tanto a raccogliere monnezza”. Nulla, come se non esistessimo. Come se chi, oggi, si senta addosso un briciolo di coscienza civile fosse fuori fuoco.

E ci è rimasto dentro anche altro. Ci è risultato impossibile tirare su le centinaia (forse migliaia?) di cicche di sigarette da terra. Tanto da chiedersi se uno dei custodi della Floridiana vada mai a farsi un giro nel parco per dire ai presenti che lì dentro non si può fumare. In un parco, del resto, nelle vicinanze dei bambini, e in presenza di tanto verde, non dovrebbe essere consentito. Come non dovrebbe essere consentito alle coppiette di entrare nel parco, appartarsi e fare sesso, come invece testimoniano i preservativi trovati, per dirne una.

So già che ci sarà chi commenterà che non dovrebbero essere i cittadini a pulire la Floridiana ma le istituzioni. Giusto, ci mancherebbe, ma ciò non toglie che un minimo ci siamo sentite orgogliose di farlo con i nostri figli. Se tutti provassero a spingere i ragazzi a fare qualcosa che inculchi loro la cura del bene comune, del verde, soprattutto, forse ci sarebbero meno atti turpi e truci. L’abbiamo trovata un’iniziativa lodevole, educativa, senza dubbio da ripetere e da emulare. Grazie agli organizzatori, quindi.

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Un’ultima cosa. Il nostro bottino non è stato il più insolito. C’è chi si è presentato al punto di raccolta con una mutanda, chi con una scarpa. Chissà cosa avremmo trovato se avessimo avuto più tempo.

Insomma, da quanto tempo non si puliva la Floridiana?

 

p.s.

A proposito, se gli organizzatori ci leggono, abbiamo da confessare un misfatto. Abbiamo commesso un errore. I guanti in lattice li abbiamo buttati nella plastica. Andavano nella differenziata, ma lo abbiamo scoperto dopo. Ce ne scusiamo.

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