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Corsport: l’intenzionalità del primo gesto fallito di De Ligt può cancellare la colpa del secondo?

Le nuove regole dell’Aia sono contraddittorie e lasciano troppo spazio alle interpretazioni. Persino l’Aia è consapevole di questo

Corsport: l’intenzionalità del primo gesto fallito di De Ligt può cancellare la colpa del secondo?

Sul Corriere dello Sport, Alessandro Barbano si sofferma ancora sul fallo di mano di De Ligt, in Juve-Bologna e sulla mancata assegnazione del rigore da parte di Irrati. Come già scritto ieri, il giornalista continua a sottolineare la mancanza di chiarezza sulle regole scritte dall’Aia, che lasciano ampio spazio (troppo) alle interpretazioni degli arbitri in campo.

Quando De Ligt è stato inquadrato dopo l’intervento in area, scrive Barbano, aveva sul viso “un sorrisetto sardonico” che diceva tutto. Se avesse ragione Paolo Casarin, secondo il quale per decretare un rigore all’arbitro basterebbe guardare negli occhi il difensore, quello di Irrati sarebbe già da considerarsi un errore madornale.

Una volta, scrive Barbano, per giudicare un fallo di mano si guardava la volontarietà. Certo, anche quella andava interpretata, e poteva essere colta dal movimento della mano, dalla distanza dell’avversario e da altri sintomi che ne decretassero l’intenzionalità.

Le nuove regole, invece, sanzionano anche i comportamenti colposi, cioè non volontari ma provocati da un comportamento sportivo scorretto.

Il regolamento, ad esempio, scrive Barbano, dice che il fallo non va fischiato quando il calciatore gioca intenzionalmente il pallone, che poi tocca le sue mani o le braccia. In questo caso, infatti, spiega,

“l’intenzionalità lecita azzera la colpa di un gesto atletico scorretto”.

È questo il caso di De Ligt che, nel tentativo di rinviare, manca parzialmente la palla, che poi finisce sul suo braccio.

Nel regolamento, però, c’è scritto che quando un calciatore tocca il pallone con le mani cadendo a terra il rigore non si fischia solo

“se le braccia sono tra corpo e terreno per sostenere il corpo, ma non estese lateralmente o verticalmente lontane dal corpo”.

Se invece

“sono posizionate in modo innaturale, aumentando lo spazio occupato dal corpo, o sono al di sopra dell’altezza delle sue spalle”

il rigore va fischiato perché in questo caso l’imperizia del gesto atletico configura una responsabilità per colpa e quindi giustifica la sanzione.

De Ligt rinvia intenzionalmente e cade

“Al primo contatto con la palla, la sfiora con il piede, ma al secondo la intercetta in caduta, fermandone la traiettoria. L’intenzionalità del primo gesto fallito può cancellare la colpa del secondo?”

Alla domanda si può dare soluzione guardando gli altri criteri interpretativi forniti dalla circolare degli arbitri, ma che pure sono contraddittori. Alla fine

“si può solo provare umana comprensione per i poveri arbitri, costretti a interpretare norme e principi configgenti e a decidere in un tempo rapidissimo”.

Il fatto che rinuncino a vedere le immagini al Var, come ha fatto Irrati, è un’altra storia.

Ma persino l’Aia sembra essere consapevole dell’oscurità delle regole che ha dettato

“tant’è che in molti casi le disposizioni che prescrivono o escludono il rigore sono precedute dall’avverbio ‘di solito’. Quasi a voler riconoscere che la certezza non è di questo calcio. E allora ci sia lecito dare un consiglio: perché non chiedere aiuto ai giuristi per mettere a punto un regolamento meno vago?”

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