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Se la Cina è un posto di merda, non oso immaginare come De Laurentiis definirebbe il mio quartiere a Napoli

Forse Mertens e Callejon, con i loro super redditi, se la godrebbero di più a Napoli che a Pechino. Per noi normali, il confronto non regge. Per il resto, le parole di Adl sono un balsamo

Se la Cina è un posto di merda, non oso immaginare come De Laurentiis definirebbe il mio quartiere a Napoli

La Cina è un posto migliore dove vivere

Da qualche tempo ho con la Cina un rapporto speciale, un po’ strano. Da quando i miei romanzi sono stati tradotti nel paese asiatico e hanno riscosso un grande successo di vendite, complice un tour di presentazioni che mi ha portato a capirne un po’ di più di laggiù (molto poco, in verità), ho scoperto questa parte del mondo che prima, un po’ come tutti, relegavo a pochi e ambigui stereotipi.

Da napoletano nato e cresciuto (e tuttora vive) in un quartiere popolare, non posso quindi che essere in disaccordo con le parole di De Laurentiis quando parla della Cina e della prospettiva di viverci come un inferno. Perché se la Cina è “posto di merda”, non oso nemmeno immaginare come il nostro Presidente definirebbe il quartiere di Napoli in cui vivo, se lo visitasse. Anzi. Guardando allo stato della città e del Paese di questi tempi, con una provocazione direi che la Cina è decisamente un posto migliore dove vivere. Dove i problemi sono tanti, dove le disuguaglianze crescono a dismisura e tra i giovani c’è un’ansia nei confronti del futuro non sempre salutare. Per non parlare della situazione politica che tutti conosciamo. Cose che, ripensandoci, valgono tal quale per Napoli e per i napoletani. Ovviamente non per tutti.

Forse Mertens e Callejon, con i loro super redditi, se la godrebbero di più a Napoli che a Pechino. Mentre per noialtri partenopei normali, il confronto non regge.

Le parole del presidente hanno un valore pedagogico

Tuttavia in calce a questo mio disaccordo devo ammettere di provare una crescente e perfida goduria ad ascoltare Aurelio De Laurentiis. In un mondo calcistico e non solo, attraversato da un’ipocrisia senza scampo, persino le sue battute meno felici assumono un valore pedagogico, quasi balsamico. Cosa ha voluto dire con quella frase su Mertens e Callejon di ieri? Che è vero, verissimo, per lui il soldo conta tanto, tantissimo, però la stessa cosa vale anche per questi ragazzini milionari che vanno baciando la maglia sotto la curva e rilasciano dichiarazioni di amore alla città e ai suoi abitanti. Personalmente ci credo poco. Credo molto, invece, in una cosa: senza De Laurentiis e il suo progetto, con i suoi limiti, per carità, con la sue infelici uscite cinesi, il Napoli finirebbe a battersela con la Fiorentina o col Bologna per un miracoloso ottavo posto. Niente più di questo.

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