Il presidente del Coni piange perché gli hanno tolto i biglietti omaggio. Proprio lui che è stato condannato per aver falsificato gli statini agli esami
Sul Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani scrive di Giovanni Malagò, presidente del Coni. Richiama le sue ultime esternazioni (poi ritrattate), per le quali è peggio una simulazione in area che un coro razzista a un giocatore di colore.
Più che una gaffe, scrive Ziliani,
“l’ennesimo lapsus freudiano che svela la vera natura dei dirigenti del carrozzone italico”.
Se però ci si limitasse alle gaffe e poi avessero comportamenti degni dei dirigenti del calcio italiano allora potrebbe anche passare. Se questi dirigenti, insomma, facessero promesse e poi le mantenessero, si potrebbe anche vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma invece no.
Sei anni fa, nel marzo 2013, il Coni comunicava di voler abolire la concessione della tessera riservata ad onorevoli e senatori per l’accesso alle manifestazioni sportive sul territorio nazionale. Malagò, all’epoca, era presidente del Coni da meno di un mese.
Era il tempo in cui montava la rivolta popolare anti-casta, racconta Ziliani, quando i Cinque Stelle avevano denunciato il Comune di Milano per 14mila biglietti omaggio a politici e vip per le partite di Inter e Milan. Malagò cavalcava l’onda.
“È arrivato il Robin Hood che toglierà ai ricchi per dare ai poveri, pensò qualcuno”.
Peccato che la sua svolta etica si ridusse solo a eliminare le tessere ma lasciare intatti i biglietti omaggio, partita per partita, sempre agli stessi potenti.
L’anno scorso Malagò ne ha distribuiti 8856 per vedere la Roma e 7930 per vedere la Lazio. Ziliani riporta i dati del quotidiano La Verità, che stima le donazioni di Malagò ad amici e amici degli amici in 2,5 milioni di euro di biglietti.
“Ora a Malagò hanno tolto la dotazione. E piange e strepita”.
Lo stesso Malagò che nel 1981 si laureò con 110 e lode all’Università La Sapienza di Roma e quattro anni dopo fu indagato per aver falsificato statini di esami mai sostenuti e nel 1993 poi fu condannato. La laurea gli fu annullata perché i professori disconobbero le loro firme sugli statini, dichiararono che erano false.
“La faccia di Malagò, alla Sapienza, loro non l’avevano mai vista. L’Europa chiede ora a Malagò e allo sport italiano il rispetto delle regole civili. Campa cavallo”.