C’è stata una migrazione del tifo del “dagli a De Laurentiis” a quello del “viva il presidente” e questa è davvero una rivoluzione
Certo che il cambiare 7-8 elementi della squadra ad ogni partita può apparire eccessivo, persino smargiasso, scrive Francesco Marolda sul Corriere dello Sport, ma se va bene e si vince Ancelotti è un grande e in questo modo è in grado di valorizzare l’intera rosa a disposizione.
Si cerca di dare un’impronta differente al nostro campionato, di imprimere al nostro calcio una mentalità nuova
e don Carlo è tra questi. Tra coloro che guardano avanti, che cercano il successo proponendo gioco, divertimento e ovviamente gol
E pazienza se per adesso il gioco non sempre riesce e assistiamo a partite come quella di ieri, tutti i cambiamenti necessitano di un periodo di adattamento. Vero però che 7-8 cambi possono sembrare eccessivi, soprattutto per una squadra che non è abituata a vincere.
Carlo avrà bisogno di fortuna, scrive Marolda, per riuscire nella sua impresa considerando che già adesso, dopo la 5° giornata è già dietro a Inter e Juve. Peccato però, perché al netto della sconfitta di ieri il Napoli
è più sicuro di sé; poi intende la bontà del gioco come strumento per vincere e non per divertire e basta (ma ricorda in quanti dicevano: a noi basta lo scudetto del bel gioco?); infine – e forse è la cosa più importante – questo Napoli finalmente unisce e non divide.
E addirittura in atto, spiega ancora Marolda, una migrazione del tifo del “dagli a De Laurentiis” a quello del “viva il presidente” è questa è davvero una rivoluzione