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Llorente, suonava il clarinetto e voleva fare il torero. Il destino gli ha dato tutto tranne la Champions

Ha giocato con Athletic, Juve, Siviglia, Swansea, Tottenham. Aveva paura dei giornalisti, a Bilbao non lo hanno mai perdonato del tradimento, Conte lo ha rigenerato

Llorente, suonava il clarinetto e voleva fare il torero. Il destino gli ha dato tutto tranne la Champions

Gianluca Di Marzio racconta l’ultimo acquisto del Napoli, Fernando Llorente.

Carattere forte, combattente nato. Llorente è cresciuto a Rincòn de Soto, un paesino di 3mila abitanti, ma a 14 anni, grazie al calcio, aveva già visto 5 paesi.

Da ragazzino gli piaceva suonare il clarinetto e voleva fare il torero. La passione nasceva dalla professione del padre: carnicero. Cioè colui che macellava gli animali morti dopo le corride. Fernando lo seguiva ovunque, già da quando aveva 9 anni, senza paura.

Ha giocato con l’Athletic, due stagioni nella Juve, col Siviglia, con lo Swansea, dove ha segnato 15 reti, nel Tottenham e adesso, a 34 anni, è tornato in Italia, alla corte di Re Ancelotti.

Racconta che quando debuttò con l’Atletico era così timido da avere paura delle interviste. Scappava dai giornalisti.

Le donne, invece, non lo turbavano affatto, anzi. A 18 anni, a Bilbao, conobbe Maria, la sua futura moglie e madre dei suoi figli.

“Veniva da San Sebastian, non sapeva nulla di calcio. Ora vede tutte le partite”.

Nel 2014 lasciò la Spagna da svincolato per andare alla Juve e prima ancora di firmare il contratto aveva già imparato l’italiano:

“Volevo conoscere meglio il paese e farmi trovare pronto”.

A Bilbao però non lo perdonarono per quello che intesero come un tradimento. Ha provato a ricomporre i rapporti con i tifosi, ma non c’è stato verso.

In bianconero giocò 92 partite segnando 27 reti. Vinse 2 scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe.

Quando il suo fisico iniziò a non rispondere bene, fu Conte a rigenerarlo:

“Mi è stato vicino, diceva di avere pazienza. Poi ho iniziato a segnare ed è andato tutto bene”.

Dopo la Juve è stata la volta del Siviglia, poi lo Swansea. Infine il Tottenham, per due stagioni.

L’anno scorso, ai quarti di finale di Champions contro il City, fu sua la rete del 4-3 che mandò gli Spurs in semifinale:

“É stato il gol più importante della mia vita”.

In 630 partite tra i professionisti ha segnato più di 200 reti. E’ stato campione del Mondo con la Spagna nel 2010, campione d’Europa nel 2012 (dopo aver battuto l’Italia in finale per 4-0), con il Siviglia, nel 2015, ha vinto l’Europa League. Ha però perso due finali di Champions (nel 2015 con la Juve e l’anno scorso con gli Spurs).

“Giocava per strada ed è salito sul tetto del mondo, aveva paura dei media e adesso lo cercano tutti, amava la musica e oggi divora serie tv”.

Dice che il destino gli ha dato tutto,

“ma forse mi deve una Champions”.

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