Una svolta per una società che non si è mai negata niente ma senza esagerare mettendo a rischio i suoi bilanci e la sua stessa esistenza
I 42 milioni che il Napoli spenderà per Lozano, scrive il Corriere dello Sport, anche se in quattro rate e tre anni, fanno del messicano l’acquisto più costoso della storia del Napoli. Rappresentano la storia
“d’una società che ha saputo vivere ragionevolmente nel lusso, senza negarsi niente, senza però esagerare mettendo a rischio se stessa, i suoi bilanci, la propria esistenza”.
Un’evoluzione che è partita da lontano. Da quando non c’erano palloni e neppure magliette e pantaloncini. Fino ad arrivare ad oggi, con il Napoli che
“s’accomoda ancora al tavolo dei grandi, da dieci stagioni in Europa, da quattro consecutivamente in Champions, con un gioiello in vetrina. Lozano e Manolas assieme fanno 78 milioni. Contribuiscono a rendere il mercato in corso come tra i più «dispendiosi» dei tre lustri di Aurelio De Laurentiis, si prendono i due terzi d’un podio dove c’è Higuain a far loro compagnia”.
Un anno fa per ottanta milioni arrivarono Fabian Ruiz, Meret e Verdi. Giovani utili al progetto Napoli dove, “in assenza di capitali asiatici o di multinazionali” è la lungimiranza la bandiera da sventolare.
L’estate del 2013 fu la più rigogliosa,
“resta lì come l’espressione del cambiamento e dell’evoluzione di una società che da quel momento insegue nuovi orizzonti, internazionalizzandosi”.
L’estate del 2019, questa, è l’ennesimo spartiacque:
“sa di svolta, a modo suo di piccolissima rivoluzione che guarda lontano, alla successione di quei genietti che ancora resistono, i Mertens e i Callejon, e forse non a caso è stata infarcita di tracce del Psv e si cercheranno gocce del Real. Nulla è per caso…”