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Libero: Camilleri non avrebbe gradito la montagna di melassa costruita sulla sua morte

La morte dello scrittore ha monopolizzato i palinsesti della Rai. Lui, asciutto e schietto, avrebbe risposto: “Non mi rompete i cabbasisi”

Libero: Camilleri non avrebbe gradito la montagna di melassa costruita sulla sua morte

“Ma si può dedicare un Tg, un intero Tg, alla scomparsa di uno scrittore, per quanto grande, amato e di successo? E gli si può dedicare l’intera programmazione di una serata di RaiUno dalle 20 all’1 di notte, senza soluzione di continuità, trasformando il Telegiornale in un Monogiornale e il palinsesto serale in un lungo – e, a tratti, estenuante –monologo?”

È l’interrogativo che si pone oggi Gianluca Veneziani su Libero.

La maratona della Rai

Due giorni fa, quando è arrivata la notizia dello scomparsa di Andrea Camilleri, il Tg1 ha utilizzato 25 dei 35 minuti a disposizione per commemorare lo scrittore,

“come se tutti i restanti problemi d’Italia e del mondo, le liti Lega-5Stelle, perfino il Russiagate, si fossero oscurati, divenuti d’improvviso secondari a fronte della Notizia”.

Era capitato solo quattro o cinque volte, negli ultimi vent’anni. Dopo la tragedia delle Torri Gemelle, la vittoria dell’Italia ai Mondiali, o in caso di morte, elezioni o dimissioni di Papi.

Dopo il tg, poi, RaiUno ha mandato in onda, nell’ordine, la Conversazione di Camilleri su Tiresia, lo speciale Porta a Porta, lo speciale Tg1 e uno speciale notturno. Una maratona televisiva solo sul papà di Montalbano.

Non è stato da meno il Tg2, che ha dedicato a Camilleri 17 dei suoi 30 minuti totali e anche uno speciale a seguire.

L’esasperazione della narrazione della morte

Nulla da dire su uno degli scrittori più prolifici e popolari, di maggior qualità del panorama italiano, simpatico persino, ma Veneziani si domanda se davvero fosse il caso di

“esasperare la narrazione della morte, di rendere un fatto di cronaca, anzi di biologia – Camilleri ci ha solo preceduti nel destino che ci accomuna – motivo di lutto nazionale, di cimentarsi in quell’esercizio, spesso stucchevole, di esaltazione iperbolica delle virtù del morto”

Camilleri avrebbe gradito maggior contegno

Camilleri avrebbe sicuramente gradito di più un maggior contegno e una maggiore sobrietà. Proprio lui non voleva neppure essere chiamato Maestro.

E invece ci si è affannati in una caccia all’aneddoto e a tutti quelli che lo hanno incontrato, anche per le scale, in vacanza, al bar.

Uno sforzo di informazione che non ha neppure prodotto effetti importanti in termini di ascolto.

Il Tg1 delle 20 ha fatto uno share del 22,6% con 3 milioni e 644mila spettatori. 50mila in meno rispetto al giorno prima, e più di 500mila in meno rispetto a due giorni prima.

Una montagna di melassa

Neppure gli altri programmi hanno sfondato e comunque sono rimasti ben lontano dal Montalbano campione di ascolti.

“Ma, al di là dei numeri, infastidiva tutta questa montagna di melassa costruita su un personaggio che era invece asciutto, schietto, tutt’altro che retorico. E che, a quanti lo incensavano post mortem, forse avrebbe risposto: «Non mi rompete i cabbasisi»”.

E dunque l’interrogativo resta:

“non si potrebbe trovare una via di mezzo, tra il clamore mediatico di uno e la clandestinità degli altri? Oppure dobbiamo rassegnarci a vedere celebrati solo quegli scrittori che hanno saputo diventare a loro volta personaggi?”

Esistono scrittori ancora in vita

Dovremmo invece ricordare, scrive Veneziani, che oltre Camilleri c’è vita letteraria, in Italia e che la grande narrativa italiana non si esaurisce con i suoi romanzi.

“Semmai l’addio in pompa magna a Camilleri potrebbe essere di buon auspicio affinché d’ora in avanti la notizia della scomparsa degli scrittori non scompaia a sua volta in fondo ai tg, e affinché degli altri scrittori, quelli bravi, ci si cominci a ricordare pure quando sono in vita”.

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