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Isotta: de Magistris uccide il Teatro Mercadante perché il direttore artistico non è dei centri sociali

Un duro attacco del critico musicale su Libero al sindaco e al presidente del teatro Patroni Griffi, mosso solo dal timore “di spiacere a un cadavere politico”

Isotta: de Magistris uccide il Teatro Mercadante perché il direttore artistico non è dei centri sociali

Paolo Isotta torna ad intervenire sui teatri napoletani. Prima ci fu l’accusa a Nastasi di aver rovinato l’acustica del San Carlo con la complicità del maestro Muti, sul Fatto Quotidiano. Poi è stata la volta, sulle stesse pagine, della lettera a Mattarella in cui il critico demoliva la soprintendente del San Carlo, Rosanna Purchia.

Oggi, su Libero, Isotta parla del Teatro Stabile. Ne ripercorre la storia e ne elogia la varietà del cartellone di prosa, pur definendo “indegni” alcuni degli spettacoli inseriti nella programmazione. Poi, parla del suo direttore artistico, Luca De Fusco, lodevole, secondo lui, per il fatto di dare spazio anche a ciò che non gli piace e che non condivide.

Sotto la sua gestione, scrive Isotta, il Teatro è passato da 2400 abbonati a 7000. Il fatturato, che prima era quattro milioni e mezzo, ora è arrivato a dieci. Sotto di lui il Teatro Stabile è diventato Teatro Nazionale.

Ma De Fusco porta una macchia sul curriculum. Non proviene dai Centri Sociali, ma da una civilissima borghesia. Per questo motivo, ora che è alla scadenza del mandato, i suoi tanti nemici

“oggi terranno un consiglio di amministrazione per far cadere la sua testa”.

Isotta indica anche quale sia il nemico numero uno del direttore artistico. Si tratta del sindaco de Magistris.

“Una città cade a pezzi, l’intero quartiere di Posillipo è invaso dall’immondizia, i pini sono stati tagliati, egli è alla fine – totale– di un’inspiegabile carriera politica: col voto, appunto, dei Centri Sociali. Il suo livello culturale è tale che a rappresentare il Comune in Consiglio di Amministrazione ha collocato Patrizio Rispo, un attore delle serie televisiva Un posto al sole che con la lingua italiana (e anche, direi,la napoletana) ha serie difficoltà. Ma De Fusco, come dico, è l’emblema di una civile borghesia, ed è l’alieno da abbattere”.

Il presidente del Teatro Stabile, scrive Isotta, è Filippo Patroni Griffi, presidente del Consiglio di Stato. Il critico lo definisce un amico di infanzia, colto, dalla mente giuridica. Ma con una grave pecca:

“è inspiegabilmente paralizzato dal timore di spiacere a un cadavere politico quale De Magistris e al suo Rispo. Oltre a manutengoli che scrivono su loro mandato attacchi giornalistici contro De Fusco”.

de Magistris è colpevole di usare due metri diversi per i due Teatri cittadini, il San Carlo e lo Stabile. In Tra meno di un anno scade il mandato della Purchia, soprintendente del San Carlo, del quale il presidente ex lege è il sindaco. E lui indice un bando per la presentazione delle candidature. Non fa invece lo stesso per lo Stabile.

“De Magistris è sindaco della stessa città: ma il fatto che per due teatri di pari importanza il comportamento sia difforme si chiama, nella migliore possibile interpretazione schizofrenia”.

Possibile che non si indica un bando per lo Stabile nel timore che De Fusco possa ricandidarsi?

“I suoi titoli sarebbero così schiacciantemente superiori a quelli dei concorrenti che il Consiglio si troverebbe come il Sinedrio davanti a Cristo”.

Ma De Fusco non appartiene ai Centri Sociali e allora Patroni Griffi

“invece di seppellire un morto come de Magistris ne riesuma il cadavere per farlo profetizzare”

“Bisogna che qualcuno muoia per tenere tranquillo il popolo”, diceva Caifa. Ma il popolo, per de Magistris, non potrà votare più.

Si sceglie così la morte del Teatro Stabile, visto che “i nomi improbabilissimi e, soprattutto, surrettiziamente inventati contra personam” gli daranno il colpo di grazia.

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