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Paolo Isotta demolisce la Purchia e scrive a Mattarella: “Perché lei Grande Ufficiale?”

Sul Fatto quotidiano una lettera feroce nei confronti della soprintendente del San Carlo: “Non conosce la storia né Omero Virgilio. Dante sì, grazie a Raffaella Carrà”

Paolo Isotta demolisce la Purchia e scrive a Mattarella: “Perché lei Grande Ufficiale?”

Il Fatto Quotidiano pubblica una lettera di Paolo Isotta diretta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’altra dura critica alla gestione del San Carlo dopo l’attacco di qualche settimana fa contro il commissario Nastasi, colpevole di aver rovinato l’acustica del teatro lirico partenopeo.

Stavolta il critico musicale critica, in maniera ironica (ma neanche tanto) l’onoreficenza che Mattarella ha assegnato, lo scorso 2 giugno, a Rosanna Purchia, soprintendente del San Carlo, nominata Grande Ufficiale.

La Purchia è stata per anni al servizio di Nastasi, scrive Isotta e la sua ultima impresa:

“è stata quella di onorare l’ospite re di Spagna con l’esecuzione dell’inno franchista: presente, sempre, il Capo dello Stato; il quale ha dovuto porgere al collega Capo di Stato scuse ufficiali”.

Una grave defaillance, da parte della soprintendente, dovuta alla mancata conoscenza della storia.

“Se ciò fosse avvenuto per nostalgia politica, sarebbe l’espressione di un’opinione. Ma è avvenuto semplicemente perché la predetta rag. Purchia, né l’intero staff alle sue dipendenze, hanno mai in vita loro inteso parlare del fatto che in Spagna ci fu una guerra civile, che al termine di essa sorse un regime clerico-fascista retto dal Caudillo, il generale Francisco Franco, e che poi lo stesso Franco transitò la Nazione verso la democrazia monarchica che attualmente la regge. Onde, pure, il cambiamento dell’inno nazionale”.

Isotta ci va giù pensante. Scrive che in realtà questa non è l’unica mancanza della Purchia che, nelle sue mancate conoscenze culturali e storiche è, come la definisce il critico, “molto più democratica di me”:

“Anche se le chiedeste chi siano Omero, Lucrezio, Virgilio, Bach e Beethoven, non saprebbe rispondere”.

Anzi, continua il critico, forse la Purchia Dante lo conosce:

“perché quando Raffaella Carrà si è recata a Ravenna a intervistare il m° Muti e consorte in televisione, mostrando più cultura di tutta la famiglia Muti (sono cinque, più annessi e connessi), prima ha fatto il bellissimo gesto di rendere omaggio alla tomba del Poeta che ha creato la lingua della nostra Patria. Di certo un soggetto come la rag. Purchia, che sul proprio “whatsapp”reca il manifesto “Muti torna!”(non terza persona dell’indicativo, bensì seconda dell’imperativo), questa trasmissione se l’è imparata a memoria”.

Isotta ironizza ancora ricordando a Mattarella che

“ci sono tanti altri soprintendenti aventi causa dal Nastasi, da Chiarot di Firenze, che su tutti eccelle, in giù, i quali della croce hanno diritto quanto la Purchia e non hanno minori demeriti. Perché stabilire disparità? Todos caballeros per aver dato l’ultimo colpo di piccone a quello che fu per cinque secoli uno dei predominî culturali della nostra Patria, la musica”.

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