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In Italia pochi laureati e inutili. Ma siamo settimi al mondo per premi Nobel (non laureati)

Lo racconta Libero. Siamo in ritardo rispetto al resto d’Europa, non ci informiamo né ci aggiorniamo. Ci laureiamo in discipline che non servono al mondo del lavoro, ma molti Nobel italiani non erano dottori

In Italia pochi laureati e inutili. Ma siamo settimi al mondo per premi Nobel (non laureati)

Non bastavano i risultati Invalsi. Oggi Libero sciorina anche i dati dell’Istat, secondo cui i livelli di istruzione degli italiani sono, sì, in aumento, ma restano comunque inferiori a quelli del resto d’Europa.

Ad incidere più di tutto è la bassa quota di laureati in Italia. Sembra che i nostri giovani non lo considerino un lasciapassare per il mondo del lavoro.

In Italia solo il 19,3% di laureati

Solo il 19,3% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha una laurea. In Europa, invece, si viaggia su una percentuale del 32,3%.

Il ritardo dell’Italia rispetto ad altre nazioni nel campo dell’istruzione era stato già messo in luce dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Nel 2017 solo 27 ragazzi italiani su 100, tra i 25 ed i 34 anni, possedeva una laurea, contro una media dell’Ocse del 44%. Le donne risultavano di gran lunga più istruite degli uomini: 33% contro il 20%.

Le lauree inutili

Non solo ci laureiamo poco. Secondo uno studio condotto da JpMorgan e Bocconi, le lauree che conseguiamo sono pure quasi inutili. L’Italia, infatti, vanta una delle percentuali di laureati occupati tra le più basse del mondo: 81%. I ragazzi italiani scelgono le discipline che non rispondono alle esigenze delle imprese, per cui, anche dopo la laurea, non riescono a trovare lavoro.

Settimi al mondo per Nobel

Non è un panorama di cui andare fieri, ma abbiamo qualcosa che invece ci distingue in positivo rispetto al resto del mondo.

L’Italia è al settimo posto nella classifica mondiale per numero di premi Nobel. Prima di noi ci sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Russia.

E molti Nobel non erano laureati

E, sorpresa, molti dei 20 italiani che hanno ricevuto il Nobel non erano dottori.

Non era laureato Guglielmo Marconi, che da scienziato autodidatta riuscì a sviluppare la telegrafia senza fili da cui poi sono nate radio e televisione. Non era laureata Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura nel 1926. La scrittrice sarda non aveva neanche la licenza elementare: aveva abbandonato gli studi a 9 anni. Non era laureato neppure Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, troppo povero per proseguire gli studi universitari. Eugenio Montale, Nobel per la letteratura nel 1975, aveva solo il diploma. Gli furono poi riconosciute ben tre lauree ad honorem.

L’istruzione e la cultura non vanno sempre di pari passo

Più importante dell’istruzione, scrive Libero, è la cultura e sempre le due cose vanno di pari passo. In Italia abbiamo anche un buon numero di laureati asini, del resto, come dimostrano i concorsi in magistratura: i candidati spesso non sono neppure capaci di coniugare i verbi anche se aspirano a redigere sentenze.

Del resto, ad avere difficoltà con i congiuntivi sono anche i nostri politici, scrive Libero citando Luigi Di Maio. E aggiunge:

“In fondo, siamo il Paese in cui a capo del Ministero dell’Istruzione fino allo scorso anno c’era Valeria Fedeli, la quale sosteneva di essere laureata pur non essendolo. Con una classe politica di questo genere e gli esigui investimenti destinati alla scuola (l’Italia è tra i Paesi europei che investono meno in istruzione, solo alcuni Paesi dell’Est e la Grecia stanno peggio) forse non dovremmo stupirci di essere così ignoranti. Almeno stando alle statistiche”.

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