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Sarri alla Juve è un problema solo della Juventus

Ingaggerà un allenatore che si è sempre mostrato ostile a certe logiche del “vincere è l’unica cosa che conta” e che le ha mostrato il dito medio

Sarri alla Juve è un problema solo della Juventus

Sarri alla Juventus è un problema solo della Juventus, che ingaggerà nel caso un allenatore che si è sempre mostrato ostile a certe logiche, a certi slogan del tipo “vincere è l’unica cosa che conta” e che spesso l’ha tacciata di padrona incontrastata al di là del campo. Prenderà un allenatore che le ha mostrato il dito medio, e ha girato la spada nell’orgoglio di quella vecchia signora costretta ad aspettare l’albergo di Firenze per sopraffarlo.

La vittoria dei napoletani

Sarri alla Juventus è l’esempio della bontà dei napoletani, che lo hanno incondizionatamente amato e creduto, sin dal primo giorno e che adesso assistono increduli al probabile passaggio al nemico comune. Ho dedicato a Sarri il titolo del mio romanzo, e l’ho fatto convinto che lo meritasse quell’uomo che sembrava uscire da logiche di mercato, da finte appartenenze, e da freddi calcoli statistici. Forse non me ne pento, ma di sicuro ora mi sento tradito non dall’uomo, dal professionista, ma dall’idea di sé che ha saputo egregiamente venderci. Come una qualunque ex che in tutto il tempo assieme ti parla male di un amico in comune,e poi dopo averti lasciato ti dicono che è proprio con lui che ha prenotato le vacanze, che progetta viaggi, che sogna successi.

A Napoli siamo abituati, e viene piuttosto semplice l’esempio del 1861 quando partenopei alla guida del Regno, si vendettero facili ai sabaudi che invadevano la capitale delle Due Sicilie. Erano figli pure loro di Partenope o no? Si dichiaravano anche loro fedeli al Re o no? Eppure il vil denaro, la prospettiva di uno scanno in Parlamento prevalsero sui sentimenti, sull’orgoglio e sulla dignità. La Juventus se prende Sarri, rinnega la sua filosofia, difesa ad oltranza, ma che le ha portato scudetti, più o meno meritati, e tonfi clamorosi in Europa. Se dovesse prendere l’ex bancario, annuncerebbe all’Italia che ha voglia di vincere anche meritando sul campo, e che finalmente proverà a giocare a calcio.

La professione conta fino a un certo punto

Sia chiaro, nessuno qui vuole muovere una crociata contro l’allenatore di Figline Valdarno, la professione è professione, e la prospettiva di poter vincere un titolo nazionale è una grossa spinta ad accettare i bianconeri, ma è un ammissione di debolezza e di negazione delle proprie vedute, annunciate ai microfoni nemmeno un anno fa. Probabilmente non andrà sotto la Mole, poiché è palese essere la terza scelta, che il sogno si chiama Guardiola ( giochi di borsa a parte) Pochettino, o addirittura Klopp ma già il fatto di non aver minacciato ancora una volta “querela” a chi lo avvicinasse alla famiglia Agnelli, ha segnato il suo assenso,e la mia, nostra delusione.

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