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Crosetti: alla fine Sarri metterà l’orologio sul polsino della tuta

Su Repubblica enumera gli aspetti inconciliabili del tecnico e del club di Agnelli, dallo stile alla comunicazione. Un solo punto in comune: la cultura del lavoro

Crosetti: alla fine Sarri metterà l’orologio sul polsino della tuta

La Juve e Sarri sono due realtà tra loro lontanissime, scrive Maurizio Crosetti su Repubblica, ma rappresentano anche “un esperimento di acrobazia chimica”:

“Iniettarsi cellule del nemico e vedere cosa capita. Mai successo, alla Juventus: forse è proprio per questo che lo hanno fatto succedere”.

E Crosetti analizza gli universi opposti che con il matrimonio tra l’ex tecnico del Napoli e gli Agnelli verrebbero a convergere.

Innanzitutto lo stile. Da un lato l’orologio sul polsino dell’Avvocato Agnelli, dall’altro la tuta da lavoro di Sarri che porta le sue origini operaie nella squadra dei padroni.

“Però sono sempre stati i battilastra a sgolarsi per la Vecchia, mica gli aristocratici della tribuna”

L’opinionista di Repubblica ricorda che la tuta, sulla panchina bianconera, l’hanno indossata anche Heriberto Herrera e Cesto Vycpálek, anche se erano altri tempi. Sarri ha messo giacca e cravatta il giorno della presentazione al Chelsea e non stava male, perciò dovrà solo abituarsi.

Un’altra differenza fondamentale riguarda le parole. Sarri “è un comunicatore emotivo”, la Juve, invece, “una lastra di ghiaccio”. A Torino sono abituati ai silenzi, invece Sarri, a Napoli, non ha fatto che lamentarsi, litigare e anche sfottere, come nel caso dell’insulto omofobico a Mancini o della risposta sessista alla cronista in conferenza stampa.

A Londra “s’è un poco sgrezzato”, scrive ancora, alla Juve dovrà imparare il valore della dissimulazione:

“quando Allegri, toscanaccio non privo di autocontrollo ha iniziato a sbottare, lo hanno cacciato”.

C’è poi la questione dell’età e dei trofei vinti. Sarri, a 60 anni, ha vinto solo un trofeo, un mese fa. La Juventus vince da più di un secolo e ha la gioventù anche nel nome. Però il trofeo che ha vinto Sarri è una Coppa europea, che non è esattamente una specialità bianconera.

“Il Trap venne a Torino che di anni ne aveva 37, Lippi 46, Allegri quasi 47. Sempre a proposito del vincere: «Non è l’unica cosa che conta», ha appena detto Sarri. Ma il suo nuovo presidente (44 anni), quella famosa frase (di Boniperti, arrivato alla Juve a 17) la fece stampare sul colletto delle maglie”.

Ancora: gli schemi. Sarri gioca a zona, la Juve gioca per vincere.

“La chimera della “bellezza del gioco” è costata la panchina ad Allegri e ha costruito il mito di Sarri. Il primo e ultimo zonista integrale juventino è stato Gigi Maifredi, fate un po’ voi. E se i moduli alla fine li fanno i giocatori, sarà interessante vedere Sarri all’opera dentro la Juve massiccia e palestrata dove l’unico piccoletto “sarriano” sembra Dybala, sempre ammesso che rimanga a Torino”.

Anche la Super Champions rappresenta un punto di distanza. Agnelli spinge per una nuova Champions, Sarri, quando era al Napoli, si è più volte lamentato delle differenze di orario e di calendario tra la sua squadra e la Vecchia Signora: “di sicuro dovrà abituarsi allo spezzatino”.

C’è un unico punto su cui la distanza tra i due universi si azzera: il perfezionismo, la cultura del lavoro. Alla Juventus

“si produce e il resto è chiacchiera. Alla fine, Sarri metterà l’orologio sul polsino della tuta”.

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