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Maurizio Cortese: «De Laurentiis è troppo sincero per essere amato. Dovrebbe dialogare di più con Napoli»

L’imprenditore della ristorazione, grande amico del presidente: «Napoli “odia” chi vuole amministrare i suoi sogni. Il clima in città è assurdo. Aurelio è incapace di essere ruffiano e di vendere fumo, due caratteristiche apprezzate dai napoletani»

Maurizio Cortese: «De Laurentiis è troppo sincero per essere amato. Dovrebbe dialogare di più con Napoli»

Maurizio Cortese è un imprenditore, consulente nel settore della ristorazione, organizzatore di eventi, nonché uno dei soci della manifestazione vitivinicola Vitigno Italia, ma anche amico del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, con il quale condivide spesso il suo tempo libero.

Cosa c’è alla base dell’odio dilagante verso De Laurentiis?

«Napoli non è una città abituata a ragionare dal punto di vista imprenditoriale, ancora di più nel calcio che rappresenta da sempre occasione di riscatto sociale. Il tifoso ragiona di pancia: vede ancora il calcio come un gioco, un sogno. Invece oggi, piaccia o non piaccia, è diventato industria a tutti gli effetti, regolato da strumenti di controllo fortemente restrittivi come il fair play finanziario. Il napoletano “odia” gli amministratori di condominio, figuriamoci chi si proclama attento amministratore dei propri sogni. In più, il presidente del Napoli è la persona più sincera e diretta che io abbia mai conosciuto. Un “modus vivendi” che applica con tutti. È del tutto incapace di essere ruffiano e di voler piacere al prossimo. In questo, al netto dei suoi pregi e difetti, lo ritengo una persona intellettualmente molto leale e onesta».

Dal punto di vista sportivo, che giudizio dà della stagione del Napoli?

«Certamente positivo. Trovo fisiologico il rilassamento che ha avuto la squadra. La Juventus ha acquistato uno dei due calciatori più forti al mondo, rafforzando una squadra che era già reduce da sette scudetti consecutivi vinti. Quando si è portata avanti di 15 punti e il Napoli, dal suo canto, aveva già messo quasi in cassaforte il secondo posto, sono mancati gli stimoli che, a questi livelli, insieme alla voglia e alla costante applicazione fanno la differenza, tanto da danneggiare squadre anche più attrezzate del Napoli. Il PSG, per esempio, squadra costruita per vincere la Champions, risente da anni della totale assenza di concorrenti nel campionato francese: quando il gioco si fa duro, paga la mancata attitudine alla competizione. In realtà il Napoli da anni è la “Juventus” dell’altro campionato, per cui mi chiedo i tifosi dell’Inter, del Milan, della Roma, della Lazio, della Fiorentina, cosa dovrebbero dire. In più abbiamo giocato una Champions ad altissimi livelli. Non abbiamo passato il girone allo scadere della partita chiave solo per una parata da portiere di pallanuoto di Allison su Milik. L’unica nota dolente sono state le due partite con l’Arsenal: il Napoli avrebbe potuto e dovuto fare di più. Ma proprio per quanto appena detto, la squadra vi è arrivata con le pile scariche. La prova sta proprio nel girone di Champions, giocato con squadre più attrezzate dell’Arsenal, con il Liverpool, soprattutto in casa, dove si è chiaramente vista la mano del grande allenatore, e il PSG, dove il Napoli ha fatto una grande impressione proprio perché viveva in quel momento una importante tensione agonistica in campionato».

Quali sono i meriti imprenditoriali di De Laurentiis?

«Soprattutto quello di aver portato razionalità in un mondo che di razionale non ha mai avuto nulla e il bilancio della società lo dimostra. È anche vero che il tifoso queste cose non le vuole sentire, valuta solo il risultato sportivo. Per quanto mi riguarda, come imprenditore, e non c’entra nulla l’amicizia che mi lega al presidente, non mi sento di rimproverargli nulla».

Ha dei demeriti sotto altri aspetti?

«Nella vita si può fare sempre meglio. Il Napoli è una società in costante crescita e sicuramente nei prossimi due anni sarà migliore di quello di oggi. Se consideriamo che rispetto ai tempi di Mazzarri, quindi solo pochi anni fa, gli ingaggi dei calciatori si sono decuplicati, vuol dire che la società tende a migliorare nelle sue economie e nelle intenzioni. Per il prossimo biennio mi aspetto una crescita che porterà il Napoli a risultati importanti e la presenza di Ancelotti in panchina rappresenta una grande garanzia».

Che rapporto ha De Laurentiis con la città, secondo lei?

«Non buono, perché Napoli ha sempre avuto più attrazione per i venditori di fumo, per gli arringa popolo, non per chi le dice la verità. Ma ho buona memoria e ricordo bene anche le bombe sotto casa di Ferlaino. Poi si aggiunge che in Italia, quindi anche a Napoli, le persone fanno fatica a riconoscere il merito, nemmeno che oggi il Napoli è fra le società più solide e importanti in Europa e da dieci anni sempre presente nelle competizioni europee. Però si potrebbe fare di più, anche da parte del presidente: non tutti i napoletani sono contestatori ad oltranza e a questi dovrebbe rivolgersi, con nuove iniziative e spirito di collaborazione, aprendosi di più alla parte sana della città. Napoli, alla fine, è l’ultimo avamposto rimasto nel Mediterraneo, dove si respira, dove vi è ancora traccia di grande e rara umanità. È un patrimonio che il Calcio Napoli, anche nel suo interesse, non può assolutamente disperdere».

De Laurentiis ha rotto i ponti drasticamente con gli ultrà, il motivo è solo sportivo?

«Qui farei un distinguo. Da conoscitore e vecchio frequentatore degli stadi, non butterei la croce addosso alle curve. Nella “A” e nella “B” ci sono persone perbene, e sono la grande maggioranza, che acquistano il biglietto e vanno a tifare Napoli in modo sano. Non è corretto identificare la tifoseria di questi due settori in un gruppo di poche migliaia di persone. Io ho un mio parere a riguardo, che questi contestatori fanno pagare al presidente la sua mancata accondiscendenza, perché non dà loro modo di lucrare sulle spalle della società, che poi è il malcostume della maggioranza di quelle italiane, anche quelle più titolate. Però questo in pochi lo riconoscono».

La contestazione di Frosinone è opera di una minoranza, ma il clima ostile alla società è generalizzato. Anche Ancelotti viene criticato perché lo si definisce un aziendalista. Che ne pensa?

«Ci mancherebbe pure che un allenatore, stipendiato dalla società, non fosse allineato sulle sue posizioni, ma discutere Ancelotti è follia pura. È uno degli allenatori più titolati al mondo e a mio parere lo ha dimostrato nell’aver ereditato una squadra abituata a giocare da tre anni con un unico spartito, portandola al secondo posto dietro la Juventus dopo aver disputato un’ottima Champions. Non so proprio cosa gli si rinfacci, non ha nessun legame con la logica, soprattutto perché parliamo del suo primo anno. Già dall’anno prossimo il giudizio su Ancelotti potrà essere sicuramente più veritiero e coerente».

Che effetti può avere questo clima sui calciatori?

«Ecco, questa è una nota dolente, non può passare all’esterno che a Napoli c’è clima di contestazione, anche per eventuali nuovi arrivi, altrimenti si renderebbe vana la crescita costante della società, la presenza di un grande allenatore e di un’ottima intelaiatura della squadra. C’è di positivo, però, che dopo l’episodio della maglietta di Callejon rifiutata da una parte dei tifosi c’è stata una sollevazione popolare, vuol dire che c’è una parte sana della città che ancora ragiona secondo la giusta logica».

Cosa pensa del Flash Mob organizzato dal Napolista?

«Sono iniziative che servono a veicolare i giusti propositi, quindi sono sempre benvenute, ma mi auguro che ci sia consapevolezza da parte di tutti, società e tifosi, che bisogna lavorare in questa direzione, stemperando i toni e facendo solo il bene del Napoli».

Come vede il futuro del Napoli?

«Sono molto fiducioso sulla crescita della squadra, ma bisogna guardare avanti. C’è chi ancora rimpiange Sarri, che ha fatto sicuramente benissimo ma, se ci fosse memoria storica, almeno quella recente, se c’è un allenatore che a Napoli ha fatto bene è stato Mazzarri. Ha raggiunto ottimi risultati in campionato e la partecipazione alla Champions con calciatori di livello notevolmente inferiore. In rapporto all’organico, è l’allenatore che ha fatto meglio. Ma ripeto: sono parole inutili, che non portano a nulla di costruttivo e soprattutto irrispettose verso un grande allenatore, quello attuale, il migliore che oggi una società di calcio potrebbe desiderare».

Quindi bisogna avere pazienza?

«Il Napoli sta facendo una politica societaria sanissima. Ha allenatore e giocatori di alto livello, altri ne verranno e sicuramente di più forti. Vedrete. Certo il fatturato è importante, la Juventus lo dimostra: dopo aver investito cifre importanti e infruttuose su Higuain, si è permessa il lusso di investire il triplo su Ronaldo. Ma squadre come l’Ajax, l’Atletico Madrid, l’Atalanta nel nostro campionato, dimostrano che si possono raggiungere lo stesso dei buoni risultati, ma l’ambiente deve essere sano e coeso, dove ognuno deve fare la propria parte».

Lei lo conosce bene: chi è Aurelio De Laurentiis nel privato?

«Aurelio è una delle persone più generose, goliardiche e divertenti che abbia mai conosciuto. Io gli ho fatto da ponte nel settore enogastronomico, dove sta iniziando a investire, ma il problema che ho con lui, da tifoso “malato” del Napoli, è dimenticarmi del suo ruolo di presidente quando sono in sua compagnia, altrimenti non parlerei d’altro. Allora mi sono dato una regola, evito, ma ‘una tantum” mi concedo una deroga, dicendogli la mia sul momento del Napoli o consigliandogli qualche calciatore. L’ultimo proprio pochi giorni fa, Kovacic del Real Madrid in prestito al Chelsea, un calciatore dotato di grande tecnica e profondità, già esperto ma ancora giovane. Con Fabian Ruiz, Allan e Zielinski formerebbe un grande centrocampo. La sua risposta? Ovviamente non ve la dico».

 

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