ilNapolista

Azzolini: «De Laurentiis ha esposto lo stato delle cose, altrove ci penserebbe lo Stato»

Il produttore cinematografico: «Braucci dice cose condivisibili e innovative, ma perché De Laurentiis dovrebbe assolvere a una funzione sociale, lui è un imprenditore»

Azzolini: «De Laurentiis ha esposto lo stato delle cose, altrove ci penserebbe lo Stato»

Gli stadi in Italia

Davide Azzolini è uno sguardo che attraversa Napoli in maniera trasversale, originale. Produttore cinematografico con uno sguardo sulla città, attento a quello che Napoli produce dal punto di vista culturale. Convinse Jonathan Demme a girare un film-documentario su Enzo Avitabile. La sua Naples 44, di Francesco Patierno, è un gioiellino cinematografico. È stato per oltre dieci anni direttore del NapoliFilmFestival ed è uno dei due genitori – l’altro è Antonio Monda – de Le conversazioni a Capri e New York. Vive a Napoli, ha sempre vissuto a Napoli, ed è un grande tifoso del Napoli.

Anche a lui abbiamo chiesto di commentare le parole dell’altro giorno di De Laurentiis.

«Partiamo dal principio che De Laurentiis non ha bisogno di fingere, non è mai stato il presidente che ha timore dei tifosi o degli striscioni e delle contestazioni.  Non teme di inasprire i rapporti con la tifoseria e proprio per questo, non avendo remore, ed essendo ad un convegno dove si parlava di calcio e della situazione degli stadi, ha detto semplicemente quello che pensava, quello che altri non dicono per quieto vivere. Come del resto ha sempre fatto in ogni occasione. Per giunta non ha detto nulla di nuovo, ma una cosa risaputa, però l’ha detto in contesto ufficiale.

Di fondo ha ragione perché gli stadi, non solo il San Paolo, sono un posto di totale sospensione delle regole, non so se le curve siano davvero una piazza di spaccio ma sono comunque luoghi inospitali, dove non si può andare in serenità, per tanti motivi.

Il problema è che una volta che parli e hai rotto gli argini con la tifoseria, con una certa parte della tifoseria, hai superato il punto di non ritorno. E le parole non bastano, di certo non sono dirimenti del problema, c’è bisogno di agire, di fare qualcosa.

Come potrebbe agire?

«Magari pagando steward aggiuntivi e pretendendo che facciano seguire le regole che esistono, oppure paradossalmente abolendo l’accesso a tutte le bandiere degli ultras presenti nelle curve. Non può dire che il tifo organizzato è una merda e poi non fare nulla. Purtroppo, però, per essere efficace dovrebbe avere un ascendente sui tifosi, ascendente che non ha. Ha dalla sua una parte della tifoseria che è quella tranquilla, quella che non scende in campo, che non fa opinione perché educata e silenziosa. Il presidente richiama l’attenzione sui problemi dicendo “non posso essere io ad occuparmene ma lo Stato e il ministro degli interni” e ha ragione, ma qui non siamo in Svizzera o in America e non funziona».

Quindi il presidente non ha un rapporto con i tifosi, ma perché?

«In fondo, a De Laurentiis non è mai interessato avere un rapporto con i tifosi. Al forum non si è lamentato delle contestazioni o del fatto che non vanno allo stadio e quindi il Napoli non guadagna della vendita dei biglietti, lui ha esposto uno stato di fatto, che è reale. Nulla di più. Non credo che si attendesse un risultato ed è un peccato. Purtroppo il rapporto con la tifoseria è rotto e giustamente lui non si affanna per recuperarlo, ma lo farei anche io. Se avessi fatto quello che ha fatto lui, non me ne fregherebbe nulla dei tifosi che invece mi contestano continuamente.

Sarri e Insigne

«Se vogliamo parlare dell’affluenza al San Paolo ad esempio, c’è un elemento che stranisce. Fino alla passata stagione lo stadio era pieno, dopo Sarri c’è stata la diaspora. Perché? Perché i tifosi hanno dato al presidente la colpa di aver cacciato l’allenatore. E in questo De Laurentiis non si è saputo o non si è voluto difendere, perché è risaputo che Sarri avesse accordi già da gennaio e se ne voleva andare. Sarri faceva presa su quella parte di tifo a cui De Laurentiis non arriva, ha incarnato il sogno del tanto desiderato scudetto. È abbastanza semplice capire che alla prima vittoria di un trofeo, se ci sarà, tutta la situazione sarà risolta.

Nella gestione della questione Insigne ad esempio intravedo le differenze, De Laurentiis ha precisato che Lorenzo ha più volte chiesto di andarsene, prima di tornare poi a Canossa e dire che vuole restare. Così almeno stavolta se Insigne se ne andrà, non potranno dire “De Laurentiis lo ha cacciato”. I tifosi amano riempirsi la bocca delle bandiere, vedi cosa sta accadendo a Roma per De Rossi, De Laurentiis no, lui ha più volte sottolineato che gestisce un’impresa. Quando Hamsik ha detto che voleva andare in Cina, non si è messo a pregare, non gli ha detto “resta che sei la bandiera del Napoli”, ed è giusto».

Braucci

«Ho letto l’intervista a Braucci, dice cose condivisibili e che sarebbero davvero innovative, riguardo alla funzione sociale del Napoli come educatore dei napoletani al vivere civile. Ma perché De Laurentiis dovrebbe assolvere a questo compito? Perché dovrebbe assumere quest’onere? Lui è un imprenditore che porta avanti un’azienda e lo fa anche bene, non ha uno scopo sociale, perché dovrebbe impegnarsi per farsi amare dai tifosi che non l’hanno mai amato?»

 

Le interviste del Napolista sullo stesso tema:

Intervista a Claudio Botti

Intervista a Maurizio Braucci

Intervista a Angelo Carotenuto

Intervista a Maurizio Cortese

Intervista a Enzo d’Errico

Intervista a Paolo Giulierini

Intervista a Paolo Jorio

Intervista a Fabrizio Masucci

Intervista a Marino Niola

Intervista a Francesco Patierno

Intervista a Guido Trombetti

ilnapolista © riproduzione riservata