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Braucci: “De Laurentiis non si limiti a denunciare, il Napoli può diventare modello anti camorra”

Intervista allo sceneggiatore dei film Gomorra e La paranza dei bambini. “Coinvolga la città, sia un innovatore. La droga in curva? Sì ma i boss sono in tribuna”

Braucci: “De Laurentiis non si limiti a denunciare, il Napoli può diventare modello anti camorra”

Maurizio Braucci non avrebbe bisogno di presentazioni. Scrittore e sceneggiatore napoletano. Autore de “Il mare guasto”, collaborò alla sceneggiatura di Gomorra di Matteo Garrone con il quale torna a scrivere nel 2012 per Reality. Promotore culturale, ha avviato laboratori e progetti in luoghi periferici e marginali come carceri e centri sociali (tra i quali il DAMM – Diego Armando Maradona Montesanto). È direttore artistico del progetto dedicato agli adolescenti Arrevuot. 
Con La paranza dei bambini, ha vinto quest’anno l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura assieme a Claudio Giovannesi e a Roberto Saviano al Festival internazionale del cinema di Berlino

Ovviamente tifoso del Napoli, anche se da un po’, per impegni di lavoro, non riesce più ad essere presente sugli spalti del San Paolo per sostenere la squadra. Abbiamo chiesto la sua opinione sulla spaccatura che si è creata tra i tifosi e il presidente, ma anche sulle tante esternazioni di De Laurentiis.

Siamo partiti proprio da qui, dalle ultime dichiarazioni rilasciate ieri durante il forum del Corriere dello Sport: il Napoli sembra essere sempre più centrale nel dibattito della città e del mondo calcistico in generale.

«Non sembra, lo è. Ripeto da tempo che la Società Calcio Napoli ha una credibilità enorme e un potenziale come nessun altro a Napoli per veicolare una comunicazione efficace su aspetti civili e civici. Il Napoli dovrebbe non solo parlare, ma agire concretamente, realizzando campagne mediatiche contro la camorra e la violenza, per insegnare un atteggiamento costruttivo non solo come tifosi ma anche come cittadini. Purtroppo la Società non sfrutta questo potenziale e si accontenta di denunciare, quando potrebbe essere un agente per aiutare a risolvere i problemi. Vorrei invitare De Laurentiis a darsi da fare come imprenditore in senso moderno, cioè assumendo anche obiettivi e valori di pubblico interesse. Prendesse esempio dai capitalisti californiani per veicolare dei valori sani per la città, che sarebbe più incisivi se promossi dalla squadra e dalla Società.

Lo slogan dovrebbe essere semplice e incisivo: “Amiamo non solo la squadra ma anche la città”. È davvero triste quello che vedo invece a Napoli, con tifosi che sputano addosso alla propria città come se non gli appartenesse».

In quale modo concreto potrebbe veicolare questo messaggio il Calcio Napoli?

«In tanti modi. Il napoletano si immedesima nella squadra, De Laurentiis potrebbe sfruttare innanzitutto la promozione delle immagini dei calciatori per veicolare modelli positivi o anche attraverso video trasmessi allo stadio e altre iniziative tematiche. Non un messaggio generico ma una campagna studiata che arrivi con forza. Dovrebbe accostare l’immagine e il sentimento per la squadra a quello per la città. La stessa società Calcio Napoli ne beneficerebbe contribuendo ad instillare nei tifosi il senso di responsabilità e coscienza dell’essere cittadini modello».

Funzionerebbe nonostante l’odio nei confronti di De Laurentiis?       

«I presidenti passano, la maglia rimane. Il presidente deve associare il messaggio alla squadra, non alla sua figura. De Laurentiis vuole essere un presidente moderno, ma in definitiva rincorre il modello della Juve e questo è inutile perché non la potrà mai imitare. Bisogna avere coscienza che la Juve è vincente perché in Italia non esistono imprenditori veri, ma solo capitalisti di stato; gli stessi Agnelli hanno fatto i soldi grazie ai soldi  e alle agevolazioni dello Stato, è una storia antica che si ripete, basta guardare anche Berlusconi come si è arricchito. Il Napoli, se vuole essere davvero innovativo, si deve proporre come grande squadra del Sud, area geopolitica diversa dal Nord della Juve, e veicolare un modello di finanza calcistica più sostenibile,promuovendo cose come le canteras spagnole, concentrandosi sui giovani e creando un vivaio da poter poi inserire in prima squadra. Oppure potrebbe prendere esempio dalle squadre inglesi come l’Arsenal che è una squadra con un rapporto molto forte col suo territorio. De Laurentiis potrebbe fare tanto e affermarsi davvero nel panorama imprenditoriale proponendosi come un modello di calcio e finanza sostenibile e moderno, non retrivo e dei padri padroni come quello della Juve».

Da cosa nasce secondo lei la profonda avversità, chiamiamolo anche odio, dei tifosi per De Laurentiis?

«In realtà non ricordo un presidente che non sia stato odiato. Il tifoso del Napoli è sempre frustrato, perché arriva a un soffio e non cattura mai l’obiettivo. Ho sempre pensato che festeggiare le sconfitte degli altri riveli una profonda frustrazione e qui si sparano i fuochi se la Juve esce dalla Champions. I tifosi sanno che il calcio moderno si basa sui denari e nella loro frustrazione chi attaccano? De Laurentiis. che secondo loro ha i soldi. Perciò se lui si discostasse da questi vecchi modelli del calcio, potrebbe fare la differenza e forse anche i tifosi abbandonerebbero la corsa alla Juve e la frustrazione di sentirsi eterni secondi. Il futuro del Napoli e di De Laurentiis è veicolare valori nuovi, con modelli capitalistici più innovativi, con una struttura più avanzata e una nuova psicologia di approccio ai tornei. La Juventus rappresenta un capitalismo che rispecchia l’Italia e si rifà all’800, c’è un solo modo in cui possiamo superarla, giocare su un terreno nuovo e più moderno».

Il presidente ieri ha fatto diverse affermazioni anche sulla situazione delle curve e degli ultras negli stadi, che hanno sollevato pronte risposte da più parti, come se avesse scoperchiato il vaso di Pandora.

«In realtà le curve rispecchiano la città, è noto che ci sono infiltrazioni camorristiche, però si parla del problema con la prospettiva sbagliata. Mi preoccuperei più delle tribune e del bordo campo che delle curve. Nelle curve c’è la manovalanza criminale ma i boss vanno in tribuna Posillipo. La camorra a Napoli oggi sta avendo un livello di pervasività tale in vari livelli come ad esempio il business del turismo, i boss ormai hanno i consulenti finanziari. Guardiamo alle curve dove ci sono i più sfigati, ma l’attenzione dovrebbe essere rivolta anche alle tribune. E’ li che troviamo i veri personaggi di potere».

 

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