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Francini al Mattino: “Smisi di giocare perché l’allenamento era diventato una sofferenza”

“Diego era un leader, Messi non ha il suo carisma. Anche nelle partitelle durante la settimana non voleva mai perdere”

Francini al Mattino: “Smisi di giocare perché l’allenamento era diventato una sofferenza”

Sul Mattino, Bruno Majorano intervista Giovanni Francini, l’ex terzino azzurro che fece parte del Napoli che vinse la Coppa Uefa nel 1989 allenato da Ottavio Bianchi.

Il difensore identifica la partita che ricorda con più emozione di quella cavalcata verso la Coppa con quella contro la Juventus.

“Perché innanzitutto le sfide con i bianconeri non sono mai eguali alle altre e poi perché all’andata avevamo perso 2-0 e ribaltammo il risultato con il gol di Renica al 119’”.

E poi le altre, quelle contro il Bayern, che avevano il sapore di finali, o la partita contro i greci del Paok, “perché non fu facile dal punto di vista ambientale”.

Francini si sofferma sulla finale del 17 maggio, la vigilia passata da Careca con la febbre, la felicità di avere Maradona in campo anche se non si era allenato troppo per i problemi a schiena e ginocchio:

“Diego era un leader, Messi non ha il suo carisma. Anche nelle partitelle durante la settimana non voleva mai perdere. Si arrabbiava. E questa cosa ti dava ancora più stimoli. Prima delle partite vedere lui così tranquillo tranquillizzava tutti”.

I festeggiamenti iniziarono a Stoccarda, dove erano presenti tanti tifosi del Napoli, ricorda, poi continuarono a Napoli, dove la squadra arrivò quasi all’alba.

Oggi Francini vive in Toscana. Ha lasciato da poco il settore giovanile, dopo aver seguito alcune squadre  toscane tra Viareggio e Camaiore. Dice che se non avesse fatto il calciatore avrebbe voluto fare l’imprenditore e di aver smesso di giocare perché fare allenamento non era più un piacere ma una sofferenza.

Viene in città almeno una volta a settimana per partecipare a trasmissioni televisive.

“Quando sento parlare male di Napoli, magari da presone che non ci sono mai state, faccio grosse litigate. Purtroppo Napoli viene sempre identificata in “Gomorra”, che non è stata una bella pubblicità. Questa città è uno spettacolo, al di là dei problemi comuni a tutte le grandi città del mondo”.

Non ha dubbi sul ricordo più bello della sua avventura in azzurro:

“L’incredibile boato del popolo del San Paolo in occasione della gara di coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Credo che quella sia stata la serata più bella della mia esperienza in azzurro. Lo stadio era stracolmo. Per di più io realizzai il gol dell’1-0 che ci aveva ridato la speranza”.

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