ilNapolista

Leonardo alla Gazzetta: “Perché Mazzoleni non ha sospeso la partita?”

Secondo il referto arbitrale, all’arbitro non sono arrivate segnalazioni né dai capitani né da Bakayoko. Mazzoleni dichiara di non aver sentito nulla

Leonardo alla Gazzetta: “Perché Mazzoleni non ha sospeso la partita?”

Intervistato da Luigi Garlando sulla Gazzetta, il direttore generale dell’area tecnica sportiva del Milan, Leonardo dichiara che il Milan ha fatto di tutto, dopo la vicenda della maglia di Acerbi, per risolvere il caso in maniera pacifica, punendo Bakayoko e Kessie per quanto avevano fatto e condannandoli pubblicamente.

“Abbiamo evitato qualsiasi dichiarazione pubblica per favorire un avvicinamento il più sereno possibile alla partita di Coppa Italia”.

Leonardo ricorda che sia Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che Gravina, Presidente della Federcalcio, all’indomani del caso Acerbi hanno usato parole durissime nei confronti dei due milanisti e chiesto provvedimenti. Eppure, dopo gli insulti razzisti a Kessie e Bakayoko di mercoledì, non si è avuta la stessa reattività e intransigenza. Dove sono finiti, tutti? Si chiede.

Eppure che la partita si annunciasse infuocata era un fatto noto e il Milan, alla vigilia, aveva contattato Federcalcio, Lega, vertici arbitrali e responsabili dell’ordine pubblico per allertare tutti i soggetti coinvolti, e aveva anche ripetuto gli appelli alla responsabilità ai giocatori.

Invece, prima, durante e dopo la partita, gli ultrà laziali hanno continuato con i loro insulti razzisti e l’arbitro Mazzoleni non ha ritenuto necessario intervenire.

“Assurdo. C’erano almeno mille motivi per interrompere quella partita. Con le nuove norme, non doveva neppure attendere il secondo o il terzo coro, gli bastava il primo per richiamare la squadre al centro del campo, far diffondere gli annunci e poi, in caso di altri cori, sospendere definitivamente la partita. Invece nulla. Ma i cori razzisti e gli ululati li hanno sentiti tutti. Se sono stati trasmessi due annunci dagli altoparlanti, significa che insulti e cori erano ben udibili da tutti. Eppure Mazzoleni ha tirato dritto, come se fosse stato l’unico a non sentire”.

Leonardo afferma che il team manager del Milan ha segnalato i cori al quarto uomo, ma che nessuno ha fatto niente, neppure il responsabile dell’ordine pubblico presente allo stadio. Eppure Mazzoleni era reduce da Inter-Napoli con i cori contro Koulibaly.

“Eravamo tranquilli. Non eravamo noi a doverci muovere per chiedere la sospensione, anche perché non volevamo che sembrasse un alibi per il risultato. Doveva decidere Mazzoleni. Penso però che gli arbitri dovrebbero essere tutelati e aiutati di più dalle istituzioni per non essere lasciati soli in momenti del genere”.

Nessuno, tra i giocatori del Milan e della Lazio ha chiesto l’intervento dell’arbitro, ma non spettava a loro, sottolinea Leonardo. Spettava all’arbitro, che “aveva mille ragioni per sospendere quella partita”.

Il direttore generale del Milan promette battaglia.

“Le norme per intervenire e combattere il razzismo da stadio ci sono. Basta applicarle. Alla prossima saremo più energici. Intanto chiediamo rispetto. Il Milan è 120 anni di storia e di valori. Non possiamo subire ciò che abbiamo subito mercoledì sera. Accettiamo la sconfitta, rifiutiamo gli alibi. Ma pretendiamo rispetto e giustizia”.

Mazzoleni. Sempre lui. Dopo non aver sospeso l’Inter-Napoli di Koulibaly, non ha interrotto nemmeno la partita di mercoledì di Coppa Italia.

Eppure, in mezzo, c’è stato il Consiglio federale del 30 gennaio che ha modificato l’articolo 62 delle Noif, che ora, al comma 8, dà all’arbitro il potere di interrompere temporaneamente la gara anche in assenza di segnalazioni del responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, dei collaboratori della Procura federale e del delegato di Lega, e al comma successivo dispone che l’interruzione sia comunicata ai giocatori, «i quali dovranno rimanere al centro del campo, insieme agli ufficiali di gara», contestualmente all’annuncio dello speaker.

Perché Mazzoleni non lo ha fatto?

Gli arbitri, scrive la Gazzetta in un altro articolo, prima della partita si erano riuniti nello spogliatoio insieme ai responsabili dell’ordine pubblico, agli ispettori federali, agli ufficiali di gara, ai dirigenti e ai capitani per decidere come comportarsi. Avevano stabilito che i giocatori, alla prima avvisaglia, avrebbero avvertito Mazzoleni e questi avrebbe attivato il meccanismo di interruzione della gara.

A quanto risulta dal referto arbitrale, nessuna segnalazione è arrivata al direttore di gara, né dai capitani né dal diretto interessato. Mazzoleni, dal canto suo, ha dichiarato di non aver sentito nulla, dal campo, e di non aver ricevuto comunicazioni dal quarto uomo, evidentemente ignaro a sua volta, nemmeno quando i collaboratori della Procura hanno fatto scattare i due annunci dello speaker.

L’impressione, scrive la rosea, è che i fatti accaduti mercoledì siano il risultato di un concorso di colpa.

“Qualche passaggio nella catena di montaggio che dal responsabile dell’ordine pubblico, designato dal ministero dell’Interno, arriva fino al direttore di gara, deve essere saltato”.

Le norme sull’interruzione di una gara in caso di manifestazioni razziste, nonostante le modifiche intervenute a gennaio, continuano a contenere dei margini di discrezionalità troppo ampi.

“Alla fine interrompere o meno non dipenda dalla sensibilità di chi, a vario titolo, è in campo. È così che si finisce intrappolati tra ‘dimensione e percezione’ del fenomeno e non si ha mai il coraggio di applicare le norme alla lettera”.

ilnapolista © riproduzione riservata