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Il questore e Mazzoleni non hanno parlato prima di Inter-Napoli?

C’è stata una sottovalutazione, anche da parte del delegato dell’ordine pubblico, di quel che è accaduto fuori. Verso una modifica al regolamento per dare più poteri all’arbitro

Il questore e Mazzoleni non hanno parlato prima di Inter-Napoli?

La giornata nera del calcio italiano

Non si può archiviare facilmente quello che è accaduto ieri a Milano, e nel mondo del calcio. Non sarà sufficiente la sentenza della giustizia sportiva e i provvedimenti del questore di Milano, che pure si annunciano rigorosi. Non lo sarà perché la miopia e gli interessi indicibili del mondo del calcio hanno provocato guasti profondi nella società. E oramai il mondo delle curve, che hanno sempre avuto una vita sé, e la vita reale sono diventate vasi comunicanti.

La sociologia del secolo scorso davvero è andata in pensione. Allora, si parlava della violenza negli stadi come manifestazioni per scaricare le contraddizioni della società. Oggi non ci sono tornelli che tengano, il dentro e il fuori dallo stadio comunicano. Anche la pancia del Paese, aizzata e fomentata da un governo che dovrebbe pacificare gli animi e invece ha dichiarato guerra ai “diversi”, ai migranti, e sponsorizza le pulsioni della “giustizia fai-da-te”,  si sta lasciando andare a manifestazioni di violenza e intolleranza razzista.

Il prima e il dopo sono collegati

Le cronache di ieri ci raccontano di un prima della partita Inter-Napoli e dello svolgimento della stessa che sono indiscutibilmente collegate. E ci interrogano anche sulla loro dinamica mettendo in mostra dei vuoti nella macchina della prevenzione, e delle sottovalutazioni nel cogliere quello che sta accadendo, chiamando in causa tutti: società sportive, tifosi, forze di polizia e mondo dell’informazione.

Dunque, il prima della partita. Il questore di Milano Marcello Cardona merita il plauso per la chiarezza:

Questi incidenti sono scoppiati repentinamente. Sono usciti questi ultras e hanno colpito con delle spranghe e bastoni i pullmini dei tifosi del Napoli. La colonna si è bloccata e immediatamente all’inizio dell’aggressione c’è stato un fuggi fuggi e nella corsia opposta sono transitate delle auto. Un ultras dell’Inter, Daniele Belardinelli di 35 anni già daspato in precedenza è stato travolto da un suv. Non sappiamo chi fosse alla guida. I tifosi del Napoli scesi dai pullmini hanno segnalato il tifoso investito a terra. C’è stata un’azione di individuazione di questo evento gravissimo. Durante queste fasi concitatissime sono stati feriti quattro tifosi napoletani, lievemente. Uno per una ferita da taglio e altri tre per delle contusioni. Uno è andato in ospedale, gli altri a vedere la partita. Ovviamente il pronto intervento delle forze dell’ordine ha permesso di disperdere tutti. Abbiamo svolto delle indagini da subito e questa notte abbiamo fatto delle perquisizioni. Abbiamo arrestato due soggetti italiani, ultras dell’Inter. Ne stiamo cercando un altro perché dalle immagini al momento ne abbiamo individuati tre. Il lavoro è enorme e stiamo continuando.

Diversi pullman, auto, Van di tifosi napoletani in colonna si stavano recando allo stadio. Perché non sono stati accompagnati dai mezzi delle forze di polizia? Perché sarebbero stati “agganciati” solo successivamente? Bisogna sicuramente rivedere questa organizzazione. In altre città l’aggancio avviene ai caselli autostradali o agli ingressi delle tangenziali.

Proprio perché quest’aggressione degli ultrà interisti appoggiati dagli squadristi fascisti del Varese e “gemellati” del Nizza ė avvenuta un’ora prima del fischio di inizio della partita, l’arbitro e il delegato dell’ordine pubblico non potevano non sapere il clima che c’era.

La sottovalutazione dentro San Siro

È inspiegabile, incomprensibile, imperdonabile la sottovalutazione dentro San Siro. Gli squadristi ultrà della curva interista – che siano loro è certo, visto l’orientamento del questore di chiudere la curva fino al 31 marzo e di bloccare le trasferte interiste per tutto il campionato -, gli stessi che avevano aggredito i tifosi napoletani, sugli spalti hanno dato vita ai cori razzisti contro Kalidou Koulibaly. Perché sono stati sottovalutati? Perché gli appelli accorati alla sospensione della partita, tre secondo Carlo Ancelotti, non sono stati ascoltati?

Il presidente della Figc Gravina è perplesso: «Tre richiami e niente stop. Stiamo verificando. Pare che il richiamo fosse stato fatto una sola una volta, oggi interverrà la procura e dirà la sua. Ma è molto brutto quello che è successo».

Ancelotti ai microfoni di Sky ha chiesto di sapere a quale numero di richiami si sospende la partita.  Il presidente della Figc Gravina annuncia che servono norme che rendano più facile lo stop alle partite in caso di cori razzisti.

L’orientamento che sta maturando è quello di integrare l’articolo 62 del Noif, nel senso di consentire all’arbitro, motu proprio, ossia anche in assenza della richiesta del rappresentante dell’ordine pubblico, di sospendere la gara (prima temporaneamente e poi, se del caso, definitivamente), in caso di cori razzisti reteirati e che coinvolgano buona parte del pubblico.

E ci voleva anche il morto. Una pagina da dimenticare, quella di ieri. E per diversi motivi. La partita, le analisi e i commenti del Napolista hanno ben messo a fuoco i limiti e le difficoltà incontrate a Milano dal Napoli. Ma tutto questo viene abbondantemente superato dagli eventi “a latere”.

Era stato lungimirante Carlo Ancelotti quando, dopo Juve-Napoli, e i cori razzisti contro Napoli e Kalidou Koulibaly, aveva sollecitato un impegno comune contro il razzismo negli stadi. Avvertiva, il mister del Napoli, il brutto clima che stava montando.

Quello che preoccupa è il “pregiudizio” razzista. Scelte arbitrali sbagliate, dichiarazioni sopra le righe di dirigenti delle società calcistiche, reazioni di giocatori. Tutto questo ci può stare e le vanno accettate le critiche, purché si muovano nei binari della civiltà.

Ma ormai il pregiudizio razzista sta tracimando. E non accorgersene preferendo fermarsi sulle avventate dichiarazioni della vigilia del presidente De Laurentiis o l’applauso rivolto all’arbitro di Koulibaly, è come quello che ci insegna la Bibbia: «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello».

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