Il racconto a fine partita mi ha fatto capire che Ghoulam è un fratello napoletano e il momento della fascia da capitano è stato commovente
Il racconto del dolore
Ghoulam scusami. Non sapevo di avere in te un brothemo, un fratello napoletano. Ti ho scoperto ieri. Certo quando eri in campo, ormai più di un anno fa, prima della doppia stroppiata, ti vedevo salire e scendere lungo la fascia. Ma poi, diciamoci la verità, tutto finiva con il fischio dell’arbitro.
Insomma, sparivi. Sarà stato anche per il tuo carattere così riservato. Ma quando ieri hai raccontato le tue emozioni, il tuo dolore, la paura della convalescenza e l’amore di una squadra e per una squadra, ecco che ho scoperto di avere un brothemo napoletano.
Diranno i cuori di ghiaccio che è il solito “anema e core”. È vero, noi ci emozioniamo con poco. Ma sentire dire agli infortunati di lunga degenza che ritornare in campo è importante certo e li fa felici, ma la cosa più importante è la squadra, la classifica, la vittoria fa la differenza.
Il sorriso di Milik
Non volete credergli? Sono frasi di circostanza? Milik soffriva perché non giocava e non segnava. Quando i suoi compagni di squadra sono andati ad abbracciarlo per il goal negli sguardi si vedeva la gioia per un fratello ritrovato. Come se l’uno dicesse all’altro: “Io sono felice perché tu sei felice”.
Ma avete visto il sorriso di Marek quando ha passato il testimone della fascia da capitano a Ghoulam? Dico, l’avete visto? E Milik sorridente? Lo so lo diciamo sempre che il valore aggiunto del Napoli è la grande famiglia, è il sentirsi parte di un popolo. E poi certo che l’arrivo di mister Carlo ci ha dato il dodicesimo uomo in campo. E ci sentiamo sereni e incoscienti.