«Il Napoli ha chiesto la sospensione del match, nesso causa-effetto nel comportamento di Koulibaly. Non si dovrebbe applaudire un arbitro, ma non ci si può fermare a guardare il dito che indica la luna».
Il commento
Alessandro De Calò analizza Inter-Napoli sulla Gazzetta dello Sport. Più che della partita, ovviamente, si parla del contesto: «Triste veder finire tra spinte, calcioni e dita negli occhi una partita così. Spintoni in campo, e fuori, qualche incidente tra tifosi. Peccato. A San Siro si giocava per il campionato, uno scontro diretto tra seconda e terza della classe nel giorno in cui bisognava approfittare della frenata della Juve a Bergamo. Si giocava nel nostro primo Boxing Day, sulla scia della scuola anglosassone. Una bella storia. San Siro quasi pieno, famiglie con bambini per respirare aria di festa, attorno al pallone, nella coda del Natale».
Eppure: «Non si capisce però, in questo clima, cosa c’entravano i buuu e gli ululati rivolti ai napoletani e in particolare a Koulibaly da una parte dello stadio. Per tre volte, come ha testimoniato alla fine Carlo Ancelotti, il Napoli ha chiesto la sospensione del match per i cori reiterati e ripetuti. Sono stati fatti tre annunci al pubblico, minacciando l’interruzione della partita. Il clima non è cambiato e l’interruzione non c’è stata. È difficile considerare che non ci possa essere un rapporto di causa-effetto tra il trattamento subito da Koulibaly e la reazione che il difensore senegalese ha avuto nei confronti di Mazzoleni dopo il fallo fischiato per l’intervento su Politano. La regola spiega che non si può applaudire ironicamente un arbitro. Il buon senso dice che non ci si può fermare a guardare il dito che indica la luna».
La chiusura del pezzo è un auspicio contro il razzismo: «È arrivato il momento di intervenire. Bisogna alzare gli occhi al cielo e prendere atto di quello che succede. Ieri sera poteva vincere il Napoli. Poteva finire alla pari. Ma con questo epilogo perdiamo qualcosa un po’ tutti».