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Il Napoli di Ancelotti e il 3-2-5 da Champions

Il 3-2-5 del Napoli in fase offensiva, il gioco differente di Callejon e Fabian Ruiz e soprattutto Hamsik. Ovvero l’ultima scommessa vinta di Carlo Ancelotti.

Il Napoli di Ancelotti e il 3-2-5 da Champions

È nato il Napoli di Champions

Dal punto di vista squisitamente tattico, Napoli-Stella Rossa è una partita da conferma e da promessa. Suggella lo schieramento-Champions, con Maksimovic terzino destro e la difesa a tre in fase di costruzione; e si proietta verso Anfield Road, la partita che deciderà i destini europei di Ancelotti e dei suoi uomini. Proprio in occasione del match di andata contro i Reds, il tecnico emiliano varò il modulo fluido con Maksimovic laterale della difesa a quattro, in modo da avere cinque giocatori in fase di impostazione pur mantenendo il 4-4-2 in fase difensiva. Ieri, anche ieri (dopo le due partite contro il Psg) è andata proprio così.

Pochi secondi di gioco, il Napoli è già schierato secondo il “modulo-Champions”.

In fase di costruzione, il Napoli di Champions si schiera ormai con continuità secondo la disposizione 3-2-5, dove quel “5” finale è una cifra puramente indicativa. In base alla situazione, alla posizione della palla e allo stato emotivo del match, oltre i cinque uomini “fissi” Ancelotti predica assoluta fluidità. Il riferimento offensivo numero uno (Mertens) è anche lui molto mobile, proprio per questo abbiamo parlato di 3-2-5: il belga viene spesso a giocare tra le linee, soprattutto si allarga a sinistra, a costruire triangoli di possesso con Mario Rui e Fabian Ruiz. In questo contesto, è difficile dare precise coordinate numeriche alla disposizione offensiva del Napoli. Non ne vale neanche la pena, basta guardare il campetto delle posizioni media, sotto:

Ormai è un sistema perfettamente metabolizzato dal Napoli che anzi sembra andare in sofferenza tattica quando Albiol è costretto al forfait, e allora Ancelotti è costretto a passare ad una difesa a quattro pura. La Stella Rossa ha alzato l’intensità del suo pressing nella ripresa, il Napoli aveva meno opzioni di uscita in zona centrale e allora ha fatto fatica a risalire il campo. Più che la rete di Ben Habouane (frutto di una vera e propria magia di Marin), l’ultima parte di gara della squadra di Ancelotti è stata mediocre proprio per l’incapacità di tenere il pallone per lunghi periodi. Non è “colpa” di Hysaj o del passaggio al 4-4-2 puro, semplicemente il Napoli di ieri sera era più a suo agio nella gestione del possesso con tre centrali difensivi in fase di costruzione.

Si gioca a sinistra

Sopra, non a caso, si legge di come Mertens vada ad allargarsi verso sinistra. Nonostante le modifiche apportate al sistema di Sarri, il Napoli continua a sviluppare gioco sulla fascia mancina, a scegliere quella zona di campo per costruire la sua manovra. Anche nel modello Champions di Ancelotti, la situazione non cambia: ieri sera il 43% delle azioni sono nate su quella corsia, Mario Rui ha giocato 102 palloni, Fabian Ruiz ne ha toccati 92.

Insomma, da quella parte il Napoli ricrea i giochi di possesso che hanno caratterizzato gli ultimi anni, anzi Ancelotti ci ha aggiunto anche un’altra attribuzione. Ieri sera, Ospina ha cercato molto il lancio lungo e alto da quella parte, in modo da invitare Fabian Ruiz al duello aereo. Lo spagnolo ha vinto per tre volte il confronto diretto con l’avversario, e non è un caso: con i suoi 189 centimetri è di gran lunga il calciatore offensivo più alto a disposizione di Ancelotti, Milik è 1,86 ma in questo momento sembra un po’ fuori il gioco della squadra.

Heatmap posizionale del Napoli

Gli altri “sintomi” della pendenza a sinistra del Napoli si leggono nei dati di Callejon. Rispetto al suo (teorico) dirimpettaio e connazionale Fabian Ruiz, l’ex Real Madrid gioca molti meno palloni (61) e soprattutto ha una funzione diversa nel sistema tattico. Oltre a garantire ampiezza dal suo lato nel 3-2-5, José ha una minor tendenza a entrare nel campo e a partecipare alla cucitura della manovra. È rimasto però un perfetto calciatore finale, vale a dire un elemento in grado di essere determinante nel gioco d’attacco grazie alle sue letture nell’ultima parte dell’azione. Anche ieri sera, il primato di occasioni create è suo: 6 passaggi chiave per altrettante situazioni pericolose del Napoli.

Hamsik

L’altro grande tema della serata riguarda l’evoluzione di Marek Hamsik, ormai pienamente a suo agio nei panni di regista-secondo-Ancelotti. La definizione che sottolinea l’aderenza con il gioco del tecnico emiliano è fondamentale, perché va ad individuare le differenze con altri centrocampisti. In questo momento, il Napoli non ha un altro calciatore in grado di giocare così bene sul corto e sul lungo, una caratteristica che Hamsik ha sempre avuto ma che ora ha potenziato in maniera evidente. Non parliamo solo della rete su calcio d’angolo o dell’assist a Mertens, perfetto nella sua semplicità, quanto del continuo alternarsi tra le due soluzioni creative, e la precisione dei dati: solo ieri sera, 14 palloni lunghi tentati con un’accuratezza del 100%. Il dato per i passaggi corti si “abbassa” al 92.5%.

Stockton-to-Malone, versione calcistica e verticale.

Come dire: Hamsik sbaglia pochissimo, ed è un ingranaggio fondamentale nel gioco completo che il Napoli cerca di praticare in ogni occasione. Certo, manca qualcosa dal punto di vista puramente difensivo, ma i 4 tackle tentati sono la spia di una buona applicazione rispetto alle attribuzioni in fase passiva. In questo momento, è difficile pensare ad un calciatore che possa avere lo stesso rendimento dello slovacco e sia economicamente accessibile per il Napoli. L’esperimento di Ancelotti sta funzionando, Hamsik può pensare di avere una seconda (terza?) giovinezza in un ruolo nuovo e in un sistema che riesce ad assecondarne pregi e difetti.

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