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Nicchi: «Il protocollo Var non è cambiato, chi non lo utilizza può andare in panchina»

Le dichiarazioni raccolte da Radio Rai: «È uno strumento che c’è e che va utilizzato. Gli arbitri si fanno condizionare dalle vecchie abitudini».

L’intervista a Radio Rai

Marcello Nicchi, presidente Aia, risponde alle polemiche sul Var. Tra ieri e oggi hanno fatto discutere i casi di Valeri a Firenze e Manganiello a Bologna, oggi il capo degli arbitri italiani chiarisce quale deve essere la condotta dei direttori di gara rispetto allo strumento tecnologico. Le parole di Nicchi sono state raccolte da Radio Rai, durante Gr Parlamento: «Bisogna smettere di lamentarsi. La Var funziona e tutti lo riconosciamo, se poi ogni volta che c’è un episodio dubbio si vuole smontare tutto, siamo fuori dal mondo. È uno strumento che tutti ci invidiano, tutti vengono a studiare la sua applicazione in Italia. Se si pontifica su un episodio allora non è cambiato niente e mi chiedo cosa l’abbiamo messa a fare. Se in una partita, su 50 decisioni, se ne sbagliano 2 fa parte della normalità».

Allo stesso modo, però, l’invito di Nicchi è quello di usare la tecnologia: «Il protocollo? Non è cambiato nulla, è quello approvato l’anno scorso. I nostri arbitri lo applicano al meglio che possono. Ogni tanto, qualcuno decide di non usare la tecnologia, e questo è sorprendente. È una cosa di cui deve occuparsi Rizzoli. Il Var c’è e va utilizzato al massimo, così da rendere minime le discussioni. Certo, c’è un problema generazionale: tanti arbitri sono abituati al vecchio modo di arbitrare, dove ci sono decisioni da prendere velocemente. Devono invece prendere sempre più confidenza con questo strumento e chi non si attiene al regolamento va in panchina, non è un problema».

Nicchi conclude il suo intervento parlando dell’introduzione del Var in Champions: «Non se ne può fare a meno.  A questi livelli puoi fare 10 partite perfette ma se poi sbagli quella più importante salta tutto e allora perché non mettere la Var? Sento dire, tra l’altro, che già quest’anno, dagli ottavi o più avanti, qualcosa ci possa essere. Da arbitro non posso che dire: ben venga».

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