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Mertens che si sbraccia dalla panchina è l’immagine simbolo di questo Napoli

È il gruppo la forza di questa squadra che è una grande famiglia troppo spesso sottovalutata. Come il suo centravanti Arkadiusz Milik

Mertens che si sbraccia dalla panchina è l’immagine simbolo di questo Napoli

Il gruppo farà la differenza anche quest’anno

Che belle che erano quelle immagini di Ciro Dries Mertens che si sbracciava dalla panchina, che si muoveva come una formica impazzita, che gesticolava. Non era uscito pazzo, Ciro. Non pensava di essere Napoleone o re Carlo. Era solo uno della famiglia che voleva che Lazio-Napoli finisse come poi è finita.

Questo è il Napoli, signori. E se non lo avete capito, Sarri o non Sarri, da qualche anno gioca con un dodicesimo giocatore in campo, che è la squadra, una grande famiglia. E questo fa, farà la differenza anche quest’anno.

Non si tratta di sbilanciarsi in previsioni, sondaggi e pronostici. Ma come si fa a non capire che questi ragazzi anche quest’anno giocano per vincere? Che si affidano al nuovo mister, Carlo Ancelotti, non perché orfani di Sarri, ma perché professionisti che vogliono vincere, crescere, maturare?

Sono motivati

Sono motivati e lo si vede ormai anche negli scatti postati su Instagram  o Twitter. Grandi famiglie che si divertono insieme.
Speriamo che la follia dell’estate diventi un brutto ricordo e basta. Che i napoletani si accorgano di avere delle ”scartine” che valgono. Che il presidente De Laurentiis faccia pegno e per un po’ ci risparmi le sue uscite dando spazio ad Ancelotti. Che però il presidente è una “risorsa” insostituibile per il Napoli e per la città.

Guardate “piezz ‘e lignamm”, Arkadius Milik. Un ragazzone alto alto. Ė sempre sorridente. Lo vedete muoversi sul campo in modo sgraziato, quasi da robot a cui manca l’olio nelle giunture. Finora è stato un giocatore incompreso, il cui valore è stato ignorato. È marchiato a vita per colpa di quei due maledetti incidenti. E viene visto come un “irrecuperabile”, uno predestinato alla disgrazia perpetua. E non si rendono conto invece che Milik è un macina-goal, un attaccante puro che una parte dei tifosi non sapeva di avere. Hanno inseguito Cavani e non sapevano di avere già un campione.

Milik? Anche Milik. Il campione è la squadra. La stessa squadra del campionato scorso ad eccezion fatta di Jorginho e Pepe. Peccato per le polemiche di queste settimane. Sabato sarà anche il battesimo del San Paolo per Carlo Ancelotti. Si merita gli applausi, il mister. E le vittorie scacceranno i cattivi pensieri di queste settimane.

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