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Liverpool-Napoli, focus sui calciatori: male Karnezis, un gioco nuovo per Hysaj e i centrali

Cosa ci ha detto il match di Dublino sui giocatori azzurri: nuovo sistema, nuove responsabilità. Fabian Ruiz e Hamsik devono ancora trovarsi le misure.

Liverpool-Napoli, focus sui calciatori: male Karnezis, un gioco nuovo per Hysaj e i centrali

I singoli (nel sistema)

Nell’ultimo pezzo pubblicato pochi minuti fa su Liverpool-Napoli, parlavamo così dei singoli all’interno del gioco di Ancelotti: «Il Napoli sta cambiando modo di interpretare il gioco, d’ora in poi saranno gli uomini a determinarsi all’interno del modello di gioco. Che ha mantenuto alcuni principi e ne ha cancellati altri, rispetto all’anno scorso. Un processo che deve portare a delle riflessioni su alcuni calciatori, ad esempio: Hysaj ha la qualità tecnica e mentale per andare oltre il sistema in cui si è esaltato? Maksimovic va davvero così in difficoltà nella lettura degli spazi aperti? Allan è stato uno dei migliori in una giornata grigia, ma sempre all’interno del suo perimetro conosciuto: sarà in grado di andare (ancora, di nuovo) oltre sé stesso? Albiol e Koulibaly avranno bisogno di un supporto più fisico, a centrocampo, per dirigere meglio il nuovo stile di contenimento? Ecco, più che sull’inadeguatezza della squadra e della rosa (su cui Ancelotti si è espresso ed esposto più volte, anche ieri), bisogna porsi queste domande».

Il rapporto di influenza reciproca tra singoli e sistema non esce benissimo dal match di Dublino. Alcuni calciatori del Napoli, al netto di una condizione fisica approssimativa, hanno dato indicazioni negativi rispetto alla metabolizzazione del calcio di Ancelotti. Delle nuove responsabilità assegnate loro dal sistema. Il primo nome che abbiamo fatto è quello di Hysaj, spesso coinvolto nella fase di costruzione della manovra. Molto di più rispetto al passato. Ecco, da Dublino la sensazione è che una creatività di tipo diverso, più individuale, non appartenga (ancora) al suo bagaglio tecnico. Al suo modo di stare in campo, di interpretare il gioco. Questione di abitudine, certo. Ma anche di attitudine, di caratteristiche. Ecco che allora l’acquisto di un elemento come Malcuit (qui il suo scouting report) assume un senso diverso. Di integrazione ed aderenza rispetto alle idee di Ancelotti.

La difesa

Ovviamente, Hysaj è coinvolto anche nel discorso difensivo. Il Napoli è una squadra geneticamente esposta alle ripartenze degli avversari. Succedeva nel triennio di Sarri, succederà ancora. Forse, succederà anche di più – vedi sopra la posizione dei terzini, sempre alta. Il Liverpool, da questo punto di vista, era ed è la peggior squadra da affrontare. Il Napoli è apparso fragile perché è stato fragile rispetto alla forza di contrattacco dei Reds, ed è qui che i difensori devono lavorare: la gestione delle transizioni è apparsa appena discreta con Albiol e Koulibaly, decisamente negativa con Maksimovic nella ripresa. Il serbo è stato poco concentrato, non reattivo rispetto a quello che gli è successo intorno. Questione di pesantezza fisica ma anche di letture non convincenti, di posizionamento iniziale e movimento successivo. Certo, è il terzo allenatore che cambia in meno di un anno. Per lui, se vogliamo, è ancora più difficile.

Soprattutto per lui, è un gioco nuovo. È il gioco nuovo dei centrali e della linea, che ora avranno molto più a che fare con spazi ampi, aperti. Si tratta di una conseguenza rispetto alle scelte di pressing, più intenso davanti e più selettivo dietro, nel senso che saranno i calciatori a scegliere se e quando accorciare. Tutta la squadra subisce e subirà questo cambiamento, e ieri alcuni calciatori non sono sembrati pronti (anche perché non ricettivi dal punto di vista fisico) a quello che è un aumento delle loro responsabilità. Creatività in fase offensiva, necessità in fase difensiva: sono due investimenti sul talento di questi calciatori, che Ancelotti sembra davvero convinto di voler portare avanti.

Karnezis

Il terzo nome “caldo” è quello di Orestis Karnezis. Il discorso riferito a un portiere, fatalmente, va al di là della tattica e anche della condizione fisica. Sta tutto nella qualità assoluta e nella gestione emotiva dei momenti. Ebbene, ieri l’estremo difensore greco non è stato soddisfacente. Due errori tecnici gravi, un’uscita pessima e un tiro (molto forte) fatto passare sul primo palo. In mezzo, qualche intervento discreto e una sensazione di sicurezza mancante. Certo, va affinato il rapporto con i nuovi compagni. Ma l’idea che possa arrivare un terzo portiere come “rifugio”, e che possa essere un profilo importante alla Ochoa, è quantomeno rassicurante.

Gli altri

Ci limitiamo al primo tempo, perché i cambi e il risultato al 60esimo rendono quantomeno fallace il giudizio. Il Napoli della prima frazione di gioco è mancato di una buona intesa tra Hamsik e Fabian, soprattutto a causa di una partita timida da parte dello spagnolo. Hamsik ha cercato di lavorare secondo i dettami del suo nuovo ruolo, cambi di campo e palloni verticali, l’ex Betis ha offerto un paio di buoni spunti ma non è riuscito a dare un’iniezione di qualità continua alla manovra.

Stesso discorso per Insigne, presente (ma non sempre preciso9 in fase di rifinitura e conclusione e meno creativo nella fase di costruzione. Certo, ora Lorenzo avrà una statistica inferiore di palloni giocate e di occasioni procurate, ma proprio per questo dovrà aumentare la sua incidenza rispetto alle volte in cui viene chiamato in causa. Per chiudere, qualche parola su Milik e Callejon: il polacco è in nettissimo ritardo atletico, ha avuto un solo pallone giocabile e ha offerto una buona soluzione, di destro; per Callejon, solito lavoro di intelligente lettura degli spazi. E un gol segnato a modo suo, annullato (ingiustamente) dalla squadra arbitrale. Ancelotti, nel postpartita, si è detto soddisfatto dei suoi movimenti. Difficile non credergli.

 

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