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Il Napoli di Ancelotti rischierà tantissimo. E proprio per questo sarà interessante

Sarà il Napoli dell’ampiezza, una squadra che attaccherà moltissimo con i terzini, che proverà a fare qualcosa di diverso.

Il Napoli di Ancelotti rischierà tantissimo. E proprio per questo sarà interessante

Andare oltre

Una frase di Neil Simon: «Se non si rischiasse mai nella vita, Michelangelo avrebbe dipinto il pavimento della Cappella Sistina». Ora, in diretta da Dimaro, vi dico: il Napoli di Ancelotti sta rischiando, e rischierà. Rischierà tantissimo, si è già messo in discussione e lo farà in ogni partita, anzi in ogni azione, in ogni tentativo di costruire il gioco.

È una sensazione che mi avvolge fin dal primo giorno qui a Dimaro, ora siamo a metà del percorso e penso che sia giusto parlarne. Questa mia analisi è costruita sulle impressioni ma anche sui dati di fatto, e da questo punto di vista solo le parole di cui sei testimone diretto valgono quanto i numeri. Ecco, io ieri ho parlato con Davide Ancelotti, l’allenatore in seconda del Napoli. Era a pochi metri da me, anzi si rivolgeva proprio a me quando ha detto «Noi vorremmo che il Napoli fosse una squadra completa, ne ha le potenzialità. Per farlo, secondo noi, è necessario sfruttare l’ampiezza del campo, cambiare spesso il gioco».

Ecco, io da queste frasi ho capito che l’idea del clan-Ancelotti è quella di andare oltre il Napoli di Sarri. I (91+) punti sono la speranza, la variabilità tattica è l’obiettivo. Poi è venuto l’allenamento pomeridiano di oggi, chiuso con una partitella a due terzi di campo. E ho visto l’ampiezza, ho visto i terzini sempre larghi, sempre pronti ad attaccare. Ho visto la squadra cercarli costantemente, in isolamento e/o per la sovrapposizione con il laterale offensivo. Ho visto una squadra che rischierà, perché il Napoli di Sarri portava un esterno basso in avanti mentre l’altro era solo di supporto, saliva solo quando l’azione poteva spostarsi. Ora l’azione non è che può spostarsi, ora il cambio di gioco è un preciso meccanismo. Provato, riprovato più volte. È il cambio di gioco di Davide Ancelotti.

Il rischio di cambiare

Il titoletto di questo paragrafo è volutamente fuorviante. Il rischio del Napoli non sta nel cambio, ma è insito nel sistema che Ancelotti sta provando a costruire. L’allenatore lo sa, non a caso uno degli esercizi più ricorrenti qui a Dimaro è quello sulle transizioni negative, ovvero quei momenti in cui la squadra perde palla e si ritrova a doverla recuperare in situazione di scompenso. Oggi è andata proprio così, per dire: esercitazioni sulle due metà campo con due linee difensive in inferiorità numerica rispetto a due reparti d’attacco. Un allenamento per preparare la squadra a giocare con il pericolo, anzi si potrebbe scrivere a giocare e basta.

Attenzione: non che il Napoli di Sarri non giocasse, solo che questa è una possibile evoluzione di quel software. È un aggiornamento, un modo per non crogiolarsi nell’abitudine, per andare oltre. Per provare a farlo. Proprio per questo, il Napoli 2018/2019 sarà una delle squadre più interessanti da seguire. Perché non si siederà sulla propria bellezza consolidata, ma proverà a scriverne una diversa. Non è detto che ci riesca, non è detto che funzioni. Il fatto che Ancelotti ci stia provando, però, è già una nota di merito. Per lui, per questi calciatori in cui sembra credere davvero, fino a rischiare. Fino ad alzare un’impalcatura verso il cielo, certo che i bulloni della struttura sappiano stringersi bene, per resistere sotto il peso di una nuova utopia. È proprio così che Michelangelo ha affrescato la Cappella Sistina, se ci pensi.

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