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Qualche domanda sulla permanenza di Hamsik a Napoli

Quale sarebbe la sua risposta mentale dopo aver pensato di “ritirarsi” in Cina? Solo lui può saperlo. Un rebus che dovrà essere risolto da Ancelotti

Qualche domanda sulla permanenza di Hamsik a Napoli
Napoli-Samp. Hamsik disegnato da Fubi

Non è questione di cuore

Nella margherita del calciomercato – con restanonresta che sostituisce il più tradizionale  mamanonmama – oggi è il giorno in cui l’ultimo petalo di Hamsik racconta che Marek potrebbe rimanere a Napoli. Gli schieramenti sono già attestati sulle loro posizioni. Tra chi festeggia e non ci pensa nemmeno a dissimulare la gioia per la permanenza del capitano una delle ultime bandiere del campionato italiano; e chi invece storce il naso per un amore che sembra rinato ma che in realtà è tornato in auge essenzialmente all’allontanamento dell’altra – in questo caso la Cina – che non sarebbe disposta a svenarsi così tanto per il 31enne slovacco.

Per noi che non crediamo alle ragioni del cuore, e ne facciamo esclusivamente una questione di portafogli, si tratta di temi di scarsa rilevanza. Il nodo, piuttosto, è un altro. C’è calcisticamente da gioire per la permanenza di Hamsik? Oppure sarebbe stato meglio lasciarsi così, con gli occhi pieni di lacrime, con undici stagioni dense di record e di emozioni?

L’ultima stagione grigia dopo due annate sorprendenti

È arduo rispondere a questo dilemma. Hamsik è certamente rinato con la gestione di Maurizio Sarri, dopo il biennio controverso di Benitez. Biennio contraddistinto da malumori, qualche panchina di troppo – su tutte quella in semifinale contro il Dnipro – un infortunio fastidioso ma anche il primato di gol in una stagione: tredici. Primato poi battuto nel secondo anno del Napoli di Sarri.

Sarri ha avuto ragione con l’arretramento di Hamsik. Marek è improvvisamente rifiorito, ha giocato decisamente già palloni di prima e ha deliziato compagni e tifosi con passaggi illuminanti: vere e proprie pennellate d’ingegno che hanno squarciato le difese avversarie. Ne abbiamo scritto: l’assist per Insigne in Napoli-Fiorentina del 2015 resta una delle più fotografie di calcio viste in questi anni al San Paolo.

Il primo anno di Sarri è stato il migliore di Hamsik nel Napoli. Anche se ha segnato “appena” otto gol. Ma allo stesso tempo si può dire che l’ultimo anno di Hamsik con Sarri è stato all’altezza delle altra stagioni in chiaroscuro di Marek. Tante volte sostituito, Hamsik è tornato spesso a essere fuori dal gioco del Napoli. Nonostante i 91 punti in campionato e la lotta per lo scudetto aperta fino a tre giornate dalla fine. La miglior stagione del Napoli è stata la peggior stagione di Hamsik. Che ha mostrato persino qualche velato malumore per le eccessive sostituzioni cui lo ha obbligato – a ragione – l’allenatore che ha sempre avuto parole di zucchero per lui.

Le due domande

Le domande sono due: che cosa potrà cambiare adesso con Ancelotti? E quanta voglia ha ancora Hamsik? Dove per voglia intendiamo anche entusiasmo. Partiamo dalla seconda domanda. Qualcosa dev’essere scattato nella sua testa se ha pensato – a 31 anni – di aver raggiunto il punto più alto nella sua avventura napoletana e italiana. Nessun calciatore pensa che in Cina si giochi un campionato competitivo. Sono scelte di altra ragione che ti indirizzano verso l’Estremo oriente del pallone oltre che geografico.   

Parliamo non a caso di aspetto mentale ancor prima che fisico. Hamsik resta un atleta integro. Proprio per questo, è strano pensare di andare a ritirarsi calcisticamente in un paradiso dorato. Il potere attrattivo dei soldi, ci mancherebbe. Ma anche la stanchezza per determinati ritmi che il calcio europeo ovviamente impone.

Le differenze con Pirlo

Per quanto riguarda la prima domanda, e cioè che cosa potrà cambiare con Ancelotti, stiamo leggendo un po’ ovunque in questi giorni della nuova ipotetica posizione di Hamsik. Non per autoelogiarci, ma qui ne scrivemmo quasi subito di Marek alla Pirlo. Era il 28 maggio. Ci sono però differenze. Hamsik ha 31 anni. Pirlo cambiò ruolo quando ne aveva all’incirca 24. Non fu arretramento tattico dovuto all’anzianità, fu una ragionata scelta tattica che peraltro sarebbe potuta anche fallire.

Ad Hamsik non mancano certo i mezzi tecnici. Non dobbiamo stare qui ad approfondire le qualità di stop, di palleggio e di visione dello slovacco. Undici anni parlano per lui. Se dovesse rimanere a Napoli, la speranza è che lo faccia con la consapevolezza di poter dare ancora tanto e di voler essere tra i protagonisti dell’ennesimo nuovo Napoli. Lui che li ha attraversati tutti, da Reja a Donadoni, da Mazzarri a Benitez fino a Sarri. E ora Ancelotti. Un allenatore che ha dato prova di saper rigenerare fiori di calciatori. Tra le tante scommesse vinte, per lui c’è persino quella di Beckham che in tanti consideravano un corpo estraneo al calcio italiano.

La risposta a queste considerazioni può conoscerla soltanto Marek Hamsik.

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