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Una suggestione per Ancelotti: e se Hamsik diventasse il nuovo Pirlo?

Nell’ultima stagione di Hamsik ha palesato difficoltà fisiche evidenti: uno spostamento nel ruolo di regista, tipico del lavoro di Ancelotti, potrebbe dargli una nuova dimensione.

Una suggestione per Ancelotti: e se Hamsik diventasse il nuovo Pirlo?
Hamsik (Photo Ciambelli)

I calciatori tecnici

L’altro ieri abbiamo riportato un’intervista di Ancelotti a Sky, parole vecchie di un anno che ricordano storie di quindici anni fa. Ha parlato così, Carlo: «Il passo più grande è stato quando abbiamo costruito il Milan delle mezze punte, con tanti calciatori tecnici in campo contemporaneamente. Abbiamo perseguito una forzatura per perseguire la filosofia di un club. Quella è stata l’evoluzione più grande, un’idea che ha funzionato bene da subito». Fu una specie di catarsi per il calcio italiano: Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Rivaldo e Shevchenko (magari anche Inzaghi) tutti insieme. Un anno dopo sarebbe arrivato Kakà. E avrebbe trovato spazio anche lui, eccome.

Ancelotti, come nuovo allenatore del Napoli, ha una grana da risolvere: Marek Hamsik. Un calciatore reduce da una stagione difficile, al di sotto delle aspettative per rendimento numerico e impatto sul gioco della squadra – soprattutto rispetto alla splendida stagione 2016/2017. Al di là delle voci su un suo trasferimento in Cina, anche l’eventuale permanenza dovrà essere gestita con enorme attenzione.

In una discussione di redazione, abbiamo mescolato le due storie di cui sopra. Il Milan dei piedi buoni, Hamsik da rivitalizzare o comunque da riportare ad un certo livello. Da qui la suggestione: e se Hamsik diventasse il nuovo Pirlo?

Il gusto di Sarri

All’inizio della stagione 2016/2017, Alfonso Fasano scrisse sul Napolista un pezzo sulla conversione di Hamsik in regista davanti alla difesa. Un articolo immaginifico, nel senso che raccontava e sognava questa svolta tattica che poi non è mai avvenuta. Il punto di partenza di queste argomentazioni fu una dichiarazione di Sarri: «È un’idea che mi dà un po’ di gusto, ti dico la verità».

Nel pezzo, si leggono i fondamenti della teoria di Hamsik regista: «Un passaggio lungo, uno corto. Uno ad aprire il campo sulla fascia, uno a premiare l’inserimento nella traccia centrale del compagno. Tutto con i tempi giusti, con la giusta misura. Del resto, Marek sa giocare a calcio. Sa toccare la palla, sa fargli compiere dei percorsi. Jorginho no, è diverso, lui si muove, muove il corpo per poi muovere la palla in base a dove sono i compagni. È un’altra cosa».

In questa differenza, potrebbe esserci anche la distanza tra il calcio di Sarri e quello di Ancelotti. Con una squadra meno intensa nel possesso palla, più riflessiva nella costruzione del gioco, Hamsik potrebbe diversificare le giocate in appoggio. Mancherebbero i tempi per dettare la manovra, forse anche gli spazi che rendono agevole la giocata, ma tutto potrebbe essere compensato dalla pulizia del passaggio, anzi del menu di passaggi. In redazione, per capire di cosa parliamo, abbiamo ricordato alcuni dei servizi più illuminanti di Hamsik, assist taglialinee che in qualche modo appartengono ad un uomo che gioca davanti la sua difesa. Qualcosa del genere:

Un nuovo Hamsik

Certo, dovremmo dimenticarci del vecchio Hamsik. O quantomeno dovremmo modificare l’immagine che abbiamo di lui, calciatore che fa regia offensiva e che prova a inserirsi appena può per dare supporto all’attacco. In qualche modo, però, quest’ultima stagione ci ha già staccati da questa dimensione. Le criticità fisiche di Hamsik si sono palesate soprattutto nella difficoltà di incidere davvero, in maniera importante, sulla finalizzazione dell’azione. Un momento del gioco in cui servono spunti e lucidità, doti connesse direttamente alla condizione atletica.

Il nuovo Hamsik regista potrebbe essere un nuovo giocatore, più vicino ai suoi nuovi parametri di riferimento. Più riflessivo e meno dinamico, a quel punto Marek metterebbe la sua tecnica al servizio della squadra. Avrebbe anche meno spazio da coprire in fase difensiva, perché parliamo di un regista con due interni accanto, quindi immaginando un centrocampo a tre con Allan e Zielinski, ad esempio. Il discorso cambierebbe per un doble pivote, per un 4-2-3-1 classico, ma lì non si parla più di regista in purezza quanto di centrocampista centrale.

Ecco, noi abbiamo lanciato la suggestione, ci piace pensare che anche Ancelotti ci abbia pensato. Con Pirlo e il suo Milan andò decisamente bene, fu una reinterpretazione (perché anche Mazzone provò Pirlo davanti alla difesa) ma cambiò la vita di un calciatore, del club rossonero, anche un po’ del calcio italiano. Non chiediamo questo, ci basterebbe avere un Hamsik nuovo, ed efficace, per gli ultimi anni della sua carriera.

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