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L’intervista riparatrice di Buffon dà la misura della tensione alla Juventus

Gianluigi Buffon è andato in tv a smentire la lite con Benatia, agitando lo spettro di un complotto mediatico contro la Juventus.

L’intervista riparatrice di Buffon dà la misura della tensione alla Juventus

Timing

Pochi minuti fa abbiamo pubblicato il resoconto scritto dell’intervista di Buffon a JTv. Il portiere e capitano bianconero ha smentito la lite con Benatia, ha spiegato che un confronto c’è stato, ma che tutto è rimasto nella più assoluta normalità. Buffon, in questo modo, ha voluto rispondere alle indiscrezioni su una discussione abbastanza violenta nello spogliatoio bianconera nell’immediato postpartita di domenica sera, dopo il successo del Napoli.

Ci sono molte chiavi di lettura per questo intervento di Buffon. Intanto, il timing. Poche ore dopo l’uscita di una notizia sui giornali, il capitano 40enne e leader di una squadra come la Juventus va davanti ai microfoni a smentire tutto. A sconfessare una notizia, a cercare di depotenziarla. Una perfetta gestione della comunicazione, come al solito in casa Juventus. Se non fosse che è proprio questa celerità a farci pensare “male”, a indurre a credere che qualcosa di abbastanza grave possa essere successo. Dopo Cardiff, cominciarono le vacanze e nessuno ebbe modo di cancellare le voci sui contrasti intestini al gruppo di Allegri. Un mese e mezzo dopo, per dire, Bonucci passò al Milan.

Le parole di Buffon

Una seconda chiave di lettura riguarda l’idea di Buffon secondo cui la Juventus sia vittima di complottismo mediatico.

«Queste sono le strisce del gossip, inventato palesemente dopo le sconfitte. Vale soprattutto per squadre che danno l’impressione di non avere talloni d’Achille, come la Juventus. Si cerca sempre di destabilizzare le nostre certezze, l’unione del gruppo, è sempre stato così nei nostri pochi momenti difficili»

Secondo Buffon, calciatore da 23 anni ai massimi livelli, c’è in atto una cospirazione paragiornalistica contro la Juventus. Cioè, c’è un piano segreto per attaccare i bianconeri quando danno qualche segnale di difficoltà. È un messaggio bruttissimo, soprattutto in vista di un finale di stagione davvero thrilling. È vittimismo, è sindrome dell’accerchiamento. Ripetuta quindici giorni dopo lo sfogo di Madrid, tra l’altro. Come dire: c’è tensione, c’è molta molta tensione. Tanto da far perdere il lume della ragione, anche a un campione vero di quarant’anni. E che rappresenta il nostro calcio nel mondo, proprio a livello di icona.

Il cameratismo

Tutto si chiude con un invito al pubblico a «stare vicino alla squadra in questi momenti di difficoltà. Altre volte hanno provato a creare delle voragini nel nostro gruppo ma non ci sono mai riusciti». Aridaje. Includere anche i tifosi nel vortice del complottismo, per dirlo francamente, non ci pare il modo migliore per calmare gli animi. Ci sembra lontano da quello stile-Juve tanto sbandierato in passato.

Altri punti ci hanno colpito, come ad esempio il riferimento a Benatia come «un ragazzo educato, che ha capito come e quando inserirsi nel nostro gruppo, in una discussione per dire la propria». Una dinamica lontana dall’unità paritetica che si respira a Napoli, magari non sappiamo bene chi siano i leader carismatici a Castel Volturno, ma di certo fatichiamo a immaginare questa stratificazione. Detto questo, sono cose che ci hanno colpito ma non vanno giudicate, è un mondo lontano, probabilmente diverso. Che però, evidentemente, vive un momento di tensione vera. Percettibile, palpabile. Che è iniziato da Madrid e sta proseguendo. Per Buffon, è colpa dei media. Per noi, questo è un altro segnale che qualcosa non va, dalle parti di Vinovo.

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