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Gazzetta: «Un cambio Allegri-Sarri? Un azzardo dire che Max farebbe meglio al Napoli»

Franco Arturi commenta un possibile scambio di panchine: «Questione di qualità, lo scarso turn over è un dato oggettivo ma la Juventus è più forte».

Gazzetta: «Un cambio Allegri-Sarri? Un azzardo dire che Max farebbe meglio al Napoli»

Il commento

Il pezzo di Franco Arturi sulla Gazzetta dello Sport parte da una domanda di un tifoso napoletano, deluso dall’esito della stagione e desideroso di «maggiore concretezza» da parte degli azzurri. Il riferimento, anzi il contraltare di Sarri è ovviamente Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus.

La risposta di Franco Arturi finisce per essere e rappresentare un’opinione completa sulla differenza tra la capolista della Serie A e la sua inseguitrice: «La Juve vince per due motivi: ha l’organico migliore e spesso gioca bene. Vedi Madrid, l’acuto dei quattro anni di Allegri. L’amarezza sul Napoli mi pare in buona parte ingiustificata. Mi chiederei: sei punti di distacco (per il momento) non descrivono bene il gap fra le due rose? A me pare proprio di sì. Domanda corollario: ad allenatori invertiti, cioè con Sarri a Torino ed Allegri a Napoli, la banda-Insigne avrebbe fatto meglio? Rispondere affermativamente sarebbe un bell’azzardo. Aggiungo che l’organico della Roma mi sembra pienamente all’altezza di quello del Napoli. Allora quei 17 punti di vantaggio in classifica da dove escono se non dal gioco?».

Il bello del bel gioco

Arturi spiega che i cali fisici di squadre “tattiche” come il Napoli creano un dibattito eterno. Che dura fin dai tempi del Milan di Sacchi: «I cali primaverili di quella squadra (salvo il primo anno) furono evidenti. Al giorno d’oggi, quando la critica accenna ad un declino fisico, i tecnici in questione talvolta si ribellano citando test atletici mirabolanti. Naturalmente si tratta di dati segretissimi (gli unici che non trapelano mai nel mondo del calcio) e dobbiamo fidarci sulla parola. Resto sospettoso a riguardo, ma va anche sottolineato il dispendio mentale, ben poco misurabile, e il relativo logorio di chi gioca con geometrie ferree e continui scatti in avanti alla massima velocità: mi sembra evidente che pesi».

La vera questione, però, riguarda i vantaggi derivanti da certi modelli tattici. E il primato della qualità: «I vertici di spettacolarità di gioco del Napoli sono ammirati in Italia e in Europa. È una crescita di immagine che ha ricadute positive su tutto un ambiente. Un giocatore proveniente da un campionato estero sa che sotto il Vesuvio si gioca un calcio europeo e affascinante. L’appeal di questa piazza è molto cresciuto. “Non vince niente” è un’altra espressione che mi fa venire la pelle d’oca: ci sono decine di squadre in Europa in questa condizione e molte hanno budget superiori a quello del Napoli. Eppure qui c’è un moltiplicatore di valore che potrà risultare un’ipoteca positiva sul futuro del club: quanto valgono oggi sul mercato, e quanto valevano due-tre anni fa, giocatori come Mertens, Insigne, Koulibaly? Anche lo scarso utilizzo delle seconde linee di Sarri, un dato oggettivo, non necessariamente è una prova a carico. Non vedo dei Douglas Costa o dei Cuadrado sulla sua panchina».

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