Quando Luigi Necco rispose: «Dormo in redazione, risparmio tempo»
Inviato di punta della Rai, capace di spaziare dalla cronaca all'archeologia, fu poi volto noto di Novantesimo minuto che abbandonò solo per un incidente
Luigi Necco con Maradona, in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Capace di spaziare dalla cronaca alla cultura
Dall’attimo in cui mia sorella mi ha dato la ferale notizia – era in corso il giornale radio che dopo qualche minuto l’ha rilanciata -, un dubbio mi assilla insieme al dolore per la morte di un collega con il quale ho condiviso tanti anni di lavoro: vorrei tanto che Luigi Necco non venisse ricordato solo per quel saluto cameratesco che, alla maniera di Ruggero Orlando, apriva e concludeva i suoi collegamenti calcistici, ma per la continuità della sua presenza giornalistica come inviato di punta della Rai. Capace di spaziare su tutti i campi della cronaca e della cultura. E poi anche per i prestigiosi reportage sull’archeologia dell’Egitto e della Magna Grecia e, ancora, per lo stile trasparente e incisivo con il quale ha interpretato gli anni della presidenza e dell’ente provinciale per il turismo.
Non solo Novantesimo minuto
Lascio per ultimo il lavoro politico da consigliere comunale con il Pds: fu una brevissima parentesi, quasi un incidente in un percorso straordinario. Non mi illudo, però, quel gesto farà premio su tutto: Necco verrà ricordato per le sue performance durante la popolarissima rubrica di Paolo Valenti, che negli anni si rivelò un prezioso laboratorio di giornalismo sportivo. E non solo una sagra dell’italian power pallonaro che si esaltava negli interventi di Tonino Carino. Tra i nomi eccellenti, insieme a quello del carissimo Luigi, vado a colpo sicuro citando quello di Beppe Viola, un discepolo di Giuanin Brera che si fece strada da solo. Ma tanti altri ce ne furono: da Bubba a Giannini, a Castellotti.
Questo è il mio Luigi Necco. Ho avuto il privilegio di incrociare i microfoni con lui, sfidandoci all’ultima notizia durante i giorni tristi e interminabili del bradisismo flegreo e del terremoto del 1980, ma anche il piacere di lavorare insieme. A contatto di scrivanie. E qui il ricordo va ad una rubrica pensata insieme da Milano e da Napoli e realizzata a quattro mani. Era il tempo – vero e perciò breve – della riforma annunciata ma non praticata, ci armammo di sacro entusiasmo e “Nord chiama Sud” – questo era il titolo scelto da Biagio Agnes – ebbe un esordio felice come “Check-up”, prometteva molto, insomma, e forse proprio per questo venne liquidata in fretta. Luigi Necco la presentava da Napoli, Elio Sparano – un altro napoletano – “rispondeva” da Milano annunciando i servizi che si svolgevano sempre sul piano del confronto. Il primo fu una radiografia di due città simbolo: Varese e Salerno. E la nostra città ne uscì dignitosamente sconfitta, ma certamente competitiva.
Con i giornali sotto il braccio
Ciao Luigi, voglio salutarti con un ricordo personale. Non si usa, ma a volte rende meglio l’idea. Negli anni nei quali a chi scrive toccò di guidare la pagina meridionale del Gr1 delle 7 e delle 8 – il più impegnativo – la sveglia suonava alle 4 e un’ora dopo iniziava il lavoro in redazione. Arrivavo con i giornali sotto il braccio dopo averli ritirati presso l’unica edicola aperta di Fuorigrotta (ora è chiusa, come tantissime altre, ma la cosa sembra non interessare) e il più delle volte mi capitava di trovare Necco già al lavoro, assonnato ma pronto a scattare. Una volta mi confessò: «Qualche volta dormo anche sul divano di Baldo Fiorentino (il nostro caporedattore) così risparmio tempo».
Ciao Luigi, oggi non avresti avuto questa esigenza: il lavoro inizia molto più tardi.
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