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Tifare pro o contro la Juventus in Champions? La sfida tra ragione e sentimento

Lello, il barista, sostiene che la Juve debba uscire e il Napoli passare il turno. Non mi ha convinto. Eppure ieri sera, al rigore sbagliato da Higuain…

Tifare pro o contro la Juventus in Champions? La sfida tra ragione e sentimento

“Devono uscire dalla Champions!”

Lello, il proprietario del bar sotto casa mia, ieri mattina era sicuro.

“Devono uscire dalla Champions!”

Sorseggiavo il mio caffè ascoltandolo con attenzione.

“Vedi, Robbè, il fatto è che vincere aiuta a vincere. Invece devono uscire, dopo una partita tiratissima. Infortuni, gol sbagliati, rammarichi, polemiche. Magari pure supplementari e rigori. Devono perdere le loro certezze, devono innervosirsi. E ne risentiranno pure in campionato”.

Non ho avuto modo di controbattere. Il bar era pieno di gente e Lello era troppo impegnato con caffè e cappuccini.

Ho ancora negli occhi la finale di Cardiff

Le sue parole mi hanno fatto riflettere. La mia idea, però, era (e forse lo è ancora) completamente diversa.

La Juve deve andare avanti in Champions. Più avanti possibile. Anche in finale, se serve.

Certo, c’è il rischio che prima o poi la vincano, ma vuoi mettere se ci arrivano e la perdono un’altra volta?

Ho ancora negli occhi la gioia della finale di Cardiff, il 4 a 1 Asensio è finita, le facce tristi e deluse di chi ci credeva davvero, le polemiche di Buffon su quanto siamo miserabili a tifare contro.

È con questa convinzione che ho guardato la partita ieri sera.

La partita di ieri sera

Primo minuto gol di Higuain. Un gran gol (anche se in fuorigioco).

Ora, festeggiare un gol di Higuain è chiedere troppo. Per quanto la sua cessione è stata ormai metabolizzata e razionalizzata, vederlo esultare rappresenta sempre una coltellata.

Un po’ come gioire della nuova vita di coppia della tua ex che ti ha lasciato spezzandoti il cuore.

Sono rimasto impassibile davanti la tv, ripetendomi che in fondo era meglio così.

Dopo 8 minuti, rigore per la Juve. Va proprio lui sul dischetto. In testa avevo ancora i rigori sbagliati quando indossava la maglia azzurra. Soprattutto uno, quello contro la Lazio, che spesso continua a tormentare i miei sogni ad anni di distanza.

Lo tira maluccio, il portiere intuisce ma la palla entra. Gol. 2 a 0. Doppietta di Higuain.

Ho provato a farmi forza. E vabbè, era quello che volevo, no? Certo, non così facile, ma approdare ai quarti significa altre due partite sicure, turn over in campionato, possibilità di infortuni, energie fisiche e mentali spese.

Poi il Tottenham ha cominciato a giocare

Poi è successo che il Totthenam ha cominciato a giocare. È successo che la difesa della Juve non è sembrata più il muro invalicabile del campionato. È successo che Kane ha fatto 2 a 1 e io senza volerlo ho gridato.

Fermo, che stai facendo?, mi sono detto.

Mi sono ricomposto, cercando di restare distaccato.

C’era quella bella canzone di Nino d’Angelo, cantata anche da Valentina Stella, che parlava di guerra Mente – Cuore.

Razionalità contro sentimento.

L’esultanza diseducativa al rigore sbagliato

Mi sono sentito esattamente così, dilaniato tra il cuore e la ragione.

A fine primo tempo l’arbitro ha fischiato un secondo rigore per la Juve.

Ancora lui sul dischetto.

Va bene tutto, ho pensato, ma tripletta no. Una tripletta non la reggo.

E come spesso accade al nostro eroe (sono ironico), nel momento in cui la tensione sale e l’importanza della posta in gioco aumenta, gli viene il braccino del tennis (tranne quando gioca contro il Napoli. Contro il Napoli è il Roger Federer dei calciatori).

Tira una bomba sulla traversa, e io sono a terra, braccia al cielo, a urlargli cose poco carine e a farmi rimproverare da mia moglie per il pessimo esempio educativo che fornisco a mio figlio.

Ormai il cuore ha prevalso sulla ragione, e al pareggio di Erikson (su mezza papera del simpaticissimo Buffon) ormai non mi contengo più, e sono in piedi sul divano a cantare “Chi non salta bianconero è”.

La mattina dopo

Stamattina Lello c’aveva la faccia che era tutto un sorriso.

“Hai visto come stanno nervosi? Hai sentito che ha detto Allegri? Stammi a sentire, è meglio così”.

Stavo quasi per dargli ragione quando ha detto un’altra cosa che mi ha fatto quasi sputare il caffè.

“E guarda che ti dico: Il Napoli domani sera deve vincere!”

“Ma che dici, Lello? Noi dobbiamo uscire dall’Europa League. E pure subito! Non abbiamo fatto mercato, abbiamo una rosa ridotta, giochiamo di giovedì. E se poi passiamo il turno? Magari poi ci crediamo, giochiamo coi titolari, si infortuna qualcuno e come facciamo in campionato? E poi, le trasferte insidiose, le energie che si sprecano. Ma non ti ricordi che, senza coppe, l’anno scorso in primavera volavamo? La priorità è il campionato. O quest’anno o mai più”, ho arringato tra gli applausi dei presenti.

“Il Napoli quest’Europa League può vincerla”

“Vincere aiuta a vincere. È questione di mentalità. Il Napoli quest’Europa League può vincerla. Stammi a sentire”.

Sono uscito dal bar con i pensieri che facevano a cazzotti nella testa.

E mo’ domani sera che faccio?

Tifare contro la tua squadra è impossibile. Ma razionalmente resto convinto che sarebbe auspicabile uscire e concentrarsi sul campionato.

Si prospetta un’altra guerra mente cuore.

Sapete che c’è? Forse forse (ma non ci credo neanche io) domani sera non me la vedo proprio.

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