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Il Napoli è la bellezza del gol di Mertens, ma non solo

Il gesto tecnico di Mertens è un perfetto mix di talento naturale, lavoro, lettura della situazione. Ma il Napoli non è solo questo. O meglio: non è più solo questo.

Il Napoli è la bellezza del gol di Mertens, ma non solo
Foto Ssc Napoli

Suggestione Torino

Stessa posizione, più o meno. Stesso effetto finale, quello sì. Il gol di Mertens a Benevento è un remake rispetto a quello realizzato al Torino, in un tempo ormai lontano. Era il 18 dicembre 2016, il Napoli era all’inizio del suo percorso con un tridente d’attacco nuovo e impensabile. Era la seconda partita “vera” del Callejon-Mertens-Insigne, i tre compagni d’avventure erano sbocciati a Cagliari con un rigoglioso 5-0, poi avevano impallinato il Torino, salvo poi farsi riprendere un paio di volte prima del colpo di genio. Una differenza sostanziale, o forse no: un anno e due mesi fa, la rete-capolavoro del belga servì a chiudere una partita bellissima e sfiancante. Quello di ieri ha instradato il Napoli verso il dominio, verso il controllo. Che i due gol siano vicini è una suggestione estetica, tecnica. Ma il loro significato è diverso.

Napoli-Torino

Iniziamo il nostro discorso parlando del “cross sbagliato” o “sballato”. Una possibilità di cui bisogna sempre tener conto, in casi del genere. L’esultanza con sorrido beffardo di Dries, ieri sera a Benevento, ci confonde. L’ha fatto apposta? Voleva un’altra giocata, voleva proprio quello? Di certo, come si vede sotto, Insigne è in fuorigioco. Pensare di servirlo è un errore. Certo, si tratta di un errore “possibile”, nel senso che rientra nella realtà delle cose leggere male questa situazione. Però, come dire: difficile che Dries possa aver inquadrato così male la posizione di Lorenzo, fino a cercarlo nonostante l’evidente offside. 

Allora, anche per un certo gusto estetico, vogliamo pensare che l’abbia fatto apposta. Che, esattamente come in Napoli-Torino, questo colpo sia genio ragionato, fantasia pura. Un’improvvisazione di tecnica sopraffina, nata al culmine di una situazione di gioco non casuale, già “raccontata” dal Alfonso Fasano nella sua analisi tattica:

Il belga lavora da centravanti associativo (cioè si sposta e crea una situazione di superiorità numerica sul lato della costruzione del gioco), attira il centrale fuori posizione e poi aziona la sua qualità

Poche ore fa

Nella parte successiva del testo, Fasano descrive sommariamente il lavoro che sta intorno al tocco sotto, non meno importante:

La qualità di Mertens è da ricercare nella lettura della situazione, nella preparazione direzionale del pallone e del corpo alla conclusione, più che nel genio (intenzionale o meno) del pallonetto a scavalcare Puggioni. Nella composizione a più livelli di un’azione pericolosa.

Il punto è proprio questo. Mertens, in poche frazioni di secondo, costruisce letteralmente il suo pallonetto. Il taglio alle spalle del centrale che esce, con il compagno di reparto che non anticipa le lettura; il centromediano, Sandro, costretto alla diagonale e poi letteralmente escluso rispetto alla disponibilità del pallone, con un perfetto movimento del corpo a coprire lo spazio del possesso; i due tocchi prima della conclusione, il primo per fermare la palla e il secondo per spostarla rapidamente verso il destro, in modo da creare una nuova luce oltre la nuova pressione di Costa, appena rientrato in posizione. E poi il tocco sotto. Ecco, a questo punto, dopo tutto quello di cui abbiamo parlato, l’intenzionalità vera o presunta diventa marginale. Parla la bellezza.

Senso e significato

E poi, per chiudere, torniamo al discorso di prima. Questo gol è un po’ il Napoli 2017/2018, in essenza: una giocata meravigliosa atta ad edificare il risultato. Succedeva anche l’anno scorso, ma c’era una sensazione di etereo rispetto all’obiettivo. Ora, invece, è tutto vero. Tutto tangibile, tutto percettibile. Sempre bello, sempre ricercato. Ma non sempre estetico, o estetizzante. Nel senso: è il gol dell’1-0, ma in altre situazioni c’è stato un gol meno bello che ha avuto lo stesso significato. Lo stesso peso. Questo pallonetto è il perfetto mix di lavoro, talento quotidiano e improvvisato. È la sintesi di ciò che vorrebbe essere sempre il Napoli. Ma c’è tanto altro, prima e intorno. Lo dicono i 58 punti conquistati prima di questa magia, che diventa laterale proprio rispetto a una cifra eccezionale. Raggiunta attraverso giocate così, ma non solo. Ma non solo.

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