Numeri, suggestioni e primati di un anno fantastico per il Napoli: significati, momenti chiave e futuro prossimo di una squadra diventata forte, e soprattutto consapevole.
Prologo
Che ci crediate o no, anche se vi sembra passato un secolo: il 2017 del Napoli si è aperto con un successo interno contro la Sampdoria. I protagonisti di quel 2-1 furono Gabbiadini, Strinic e Tonelli. Gol di Manolo, assist di Ivan, gioia di Lorenzo il desaparecido nei minuti di recupero della ripresa. Il Napoli era reduce dal 3-3 di Firenze, che aveva rallentato un po’ la splendida corsa iniziata con il successo interno sull’Inter. La Sampdoria aprì un periodo pieno di partite, entro due mesi sarebbero arrivate Coppa Italia, Champions League, la sconfitta contro l’Atalanta. È stata l’ultima – almeno in campionato – fino a Higuain, Napoli-Juventus 0-1, dicembre 2017.
Serie A, habitat naturale
Insomma, le partite perse non sono un modo per scandire l’anno solare del Napoli. 365 giorni che, proprio in virtù di risultati quasi sempre positivi, possono essere conteggiati attraverso cifre di assoluta eccellenza. Se il Napoli non perdesse a Crotone, la squadra di Sarri concluderà i dodici mesi con quattro sconfitte domestiche (tre contro la Juventus, quella contro l’Atalanta) e con almeno 97 punti totali. Potrebbero essere 99 con una vittoria. Una media spaventosa, che passa però da un cammino meno brillante nelle coppe: sei sconfitte in Europa a fronte di quattro vittorie (due nel preliminare col Nizza), quattro successi (di cui uno ininfluente), un pareggio e una partita persa in Coppa Italia.
È un dato di fatto: il Napoli si è espresso al meglio in campionato, trovando una continuità di risultati impressionanti, soprattutto in trasferta. In 19 partite totali lontano dal San Paolo, gli azzurri hanno messo insieme 53 punti. Nove in più della Roma con una partita in più, addirittura 13 in più rispetto alla Juventus a parità di partite. Sintomo di una consapevolezza rispetto al gioco offensivo, rispetto ad avversari spinti dal proprio pubblico, e quindi tendenzialmente meno chiusi rispetto alle esibizioni a Fuorigrotta.
L’Europa, per crescere
Questa forza assoluta, mai espressa in Serie A in 90 anni di storia, nasce anche se non soprattutto dal confronto europeo. Non è solo una suggestione pensare e scrivere che questo Napoli nasca a Madrid, nel primo tempo del Bernabeu e nei 45′ iniziali del return match al San Paolo. Da allora, il Napoli ha perso solo contro Juventus, Shakhtar e Manchester City, pareggiando con Juventus, Sassuolo, Inter, Chievo e Fiorentina.
Risultati eccezionali, non concretizzatisi in successi finali solo per un “errato accavallamento temporale”. Ovviamente ci scherziamo sopra, esattamente come fatto da Sarri e Hamsik con le ultime dichiarazioni – le loro sono un po’ più serie, ovviamente. Entrambi gli uomini simbolo del Napoli hanno spiegato, con termini diversi, che il Napoli cercherà di unire il 2018 a un 2017 numericamente incredibile, che ha vissuto di due soli periodi realmente negativi – quello coincidente al triplo impegno campionato-Champions-Coppa Italia tra febbraio e marzo 2017 e quello recente, con un punto in due partite casalinghe di Serie A e la sconfitta in Olanda – per poi regalare solo certezze e soddisfazioni.
Fa strano pensare che questi 365 giorni nascano da Gabbiadini e Tonelli e Strinic, e si siano praticamente chiusi con Hamsik che batte il record di Maradona. Sempre contro la Sampdoria, la chiusura di un cerchio. Che ora si riapre, partendo da Crotone per un titolo di campione d’Inverno platonico ma meritatissimo. Che chiuderebbe al meglio il 2017, che aprirebbe come meglio non si potrebbe l’anno nuovo.