Nuova avventura per l’ex tecnico rossonero: per noi non era e non è il colpevole dell’annata storta del Milan, vedremo come andrà in una piazza prestigiosa.
«Manca solo l’annuncio»
Siamo già a questo punto della trattativa. Anzi, As scrive che tra qualche ora Vincenzo Montella potrebbe già essere a Siviglia. L’ex tecnico del Milan ha trovato l’accordo definitivo per rescindere il contratto con i rossoneri (fino al 2019), e quindi è pronto ad abbracciare una nuova avventura. Sarà il sostituto di Berizzo, esonerato una settimana fa «per scarsi risultati». E giocherà la Champions, gli andalusi sono qualificati agli ottavi, affronteranno il Manchester United di Mourinho.
Una bellissima avventura per Montella, la sua prima all’estero dopo Roma, Catania, Firenze, Genova e Milano. Probabilmente, è proprio lui il professionista venuto fuori e che sta venendo fuori in maniera migliore dagli ultimi due anni di caos milanista. Il Napolista ha già scritto in merito a questo tema, oggi (parlando di Cutrone) come appena dopo l’esonero del tecnico campano. Riutilizziamo una serie di frasi e concetti dell’articolo di novembre:
Ma è proprio tutta colpa di Vincenzo Montella? O meglio: il tecnico esce ridimensionato dalla prima vera e grande occasione della carriera – e su questo non c’è dubbio, perché il Milan non vale il settimo posto a pari punti col Chievo -, ma se oltre alla sua inadeguatezza ci fossero anche grandi colpe da parte della società? Se la “grande” campagna di mercato fosse stata affrettata, esagerata, inutilmente eccessiva e per questo poco coordinata? Se il valore degli acquisti fosse stato ingigantito dalla narrativa della rinascita incombente? E, ancora, se una campagna acquisti del genere meritasse un apprendistato giocoforza più lungo?
Ricominciare
Ecco, Montella forse riparte da questa doppia consapevolezza: aver sprecato una chance importante, ma allo stesso tempo aver fatto tutto il possibile fin quando gli è stato concesso. Anche perché il Milan visto al San Paolo, pochi giorni prima del suo esonero, era una squadra con un’identità visibile, che provava a giocare a calcio. Che ha messo in difficoltà il Napoli, soprattutto nella ripresa. Che stava cercando di venir fuori dalle proprie incongruenze tecnico-progettuali utilizzando la forza del gioco.
La Spagna e il Siviglia, in questo senso, rappresentano un’opportunità grande per Montella. Squadra di grande talento, con grandi prospettive per il futuro e con la voglia – anzi, la necessità – di proporre un calcio di qualità. Proprio perché c’è talento, va ricostruito un sistema che lo esalti. Non dovrebbe esserci l’ansia retorica della rinascita necessaria, frettolosa, immediata. Anche perché non c’è l’urgenza (economica, soprattutto) di fare risultati, non esiste la responsabilità di essere all’altezza delle migliori. Le migliori sono distanti anni luce, ma c’è lo spazio per mettersi in mostra. Per fare bene, che vuol dire Champions League da onorare a febbraio (lo scontro con lo United è sbilanciato dalla parte di Mourinho, ovviamente) e da riconquistare attraverso il piazzamento in campionato (il quarto posto dista due punti, ma nel mirino c’è il Valencia terzo a +5).
Con questa nuova esperienza, potremmo valutare in maniera compiuta, forse definitiva, Vincenzo Montella. Verificheremo il suo impatto su una piazza grande, importante, ma non esigente al punto da cancellare una buona stagione (a dicembre 2016 il Milan era terzo in classifica) in nome di una campagna acquisti faraonica quanto sballata. Insomma, vedremo se era colpa sua o del Milan (Fassone, Mirabelli & co.). Un’idea ce l’abbiamo già, in realtà.