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La forza del Napoli di Sarri sta soprattutto nella solidità della sua difesa

I numeri e le suggestioni che spiegano dove è migliorato il Napoli: la squadra azzurra non consente agli avversari di tirare facilmente in porta.

La forza del Napoli di Sarri sta soprattutto nella solidità della sua difesa

I numeri

Nell’analisi tattica di questa mattina, Alfonso Fasano ha sottolineato come la grane forza della difesa del Napoli sia certificata nei numeri. I 13 gol subiti in 18 partite, uno in meno della Juventus, non dicono tutto. Infatti, anche il rendimento assoluto è molto positivo, soprattutto in raffronto a quello dello scorso anno. Nella stagione 2017/2018 il Napoli di Sarri in Serie A concedeva 10.2 conclusioni a partita. Oggi il dato è sceso a 7.8

Proprio la partita di ieri ci deve rassicurare in merito alla crescita del Napoli nella fase di non possesso. I 6 tentativi della Sampdoria (una quota ben al di sotto della media stagionale) e il quarto d’ora finale in inferiorità numerica senza grosse occasioni per il gol-beffa ci dicono che il dispositivo del Napoli ha funzionato benissimo. Molto, molto meglio di quanto racconterebbe il risultato. Il Napoli rende difficile ai suoi avversari la strada verso la conclusione. I numeri ci dicono proprio questo: che sia casa o trasferta, la squadra di Sarri non ti consente di arrivare al tiro. O quasi.

Solidità e intensità

Abbiamo già provato a spiegare come si è giunti a questa metamorfosi: il Napoli 2017/2018 è una squadra molto consapevole, soprattutto della propria forza offensiva. Una coscienza del sé che spinge la squadra di Sarri ad essere molto più intensa nella fase passiva piuttosto che in quella di possesso palla. Anche da questo punto di vista, la partita di ieri è stata un esempio: i gol sono arrivati grazie al pressing ultra-offensivo, grazie a un’esasperazione dei principi difensivi che Sarri utilizza per definire il suo gioco.

Si può definire il Napoli 2017/2018 come un tentativo di ricerca della solidità. Il lavoro iniziato sulla base della scorsa stagione, e portato avanti fin dal ritiro di Dimaro, consiste nel cercare di dare alla squadra una certa politica di gestione energetica all’interno della partita. Se i principi nella fase di non possesso non sono mutati (l’accorciamento dello spazio tra i reparti e l’aggressione immediata in pressing sulla fase di non possesso degli avversari), e quindi restano molto dispendiosi dal punto di vista fisico – sul corto come sul lungo -, il Napoli deve risparmiare necessariamente una parte del conto-forze. E quindi ecco spiegati alcuni approcci non proprio esplosivi alle partite: sono dei tentativi di gestione di sé stessi per gestire le partite con qualità.

Le sensazioni

Ultimo punto, che non può nutrirsi di numeri ma viaggia per forza di cose sul filo sottile della suggestione: il Napoli appare come una squadra sicura. La consapevolezza di cui sopra, intesa come autocoscienza della propria forza offensiva, ma anche una fiducia cieca nel proprio modello di gioco. Una convinzione che risalta nelle dichiarazioni dei calciatori, che parlano sempre dei propri miglioramenti in questo sistema – ultimo Koulibaly, giusto pochi giorni fa. Insomma, il Napoli ha un’identità radicata e forse anche radicale, ma pienamente condivisa da tutti gli elementi del progetto tecnico. Il conforto dei risultati si è anche interrotto a un certo punto, ma non ci sono state rivoluzioni. Piuttosto, piccoli aggiustamenti di fino, dettagli adattati rispetto alle nuove contingenze.

È una cosa possibile quando la base è solida, e nel calcio la base è la difesa. Il Napoli di Sarri è stato primo in classifica quando ha avuto una difesa in grado di dare garanzie importanti. Nel 2015/2016, i gol subiti alla 18esima giornata erano esattamente 14. E il Napoli si prese il titolo d’inverno nel match successivo, anche se solo a 41 punti. La squadra è cresciuta, da allora. Lo leggi nei numeri dei punti, in quelli della difesa. Quasi sempre inversamente proporzionali.

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