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Giampaolo, come Mihajlovic, sceglie la bella morte contro il Napoli

Napoli-Sampdoria, l’analisi tattica: la squadra di Giampaolo è venuta al San Paolo per giocarsela alla pari. Ha dato quest’impressione, ma non è andata proprio così.

Giampaolo, come Mihajlovic, sceglie la bella morte contro il Napoli
Foto Ssc Napoli

La forza della difesa

Le parole di Marco Giampaolo nel postpartita sono un manifesto ideologico, spiegano un modo di intendere il calcio: «Quando giochi contro il Napoli, puoi solo scegliere come morire». Il tecnico della Sampdoria è venuto a Napoli per giocarsela, se l’è giocata, ha segnato due gol. La prestazione c’è stata, indubbiamente. Anzi, nell’analisi di alcuni dati legati ai principi di gioco delle due squadre, i blucerchiati sono addirittura avanti: il possesso palla dice 56% Sampdoria e 44% Napoli; anche la precisione dei passaggi è appannaggio degli ospiti (84% contro 81%); il baricentro è pari, entrambe le squadre si sono posizionate a 51 metri di distanza media dalla propria linea di porta.

Eppure, tutto questo bel calcio è servito a poco, se non a produrre quanto segue: 6 conclusioni totali e appena 2 occasioni in open play, ovvero azione manovrata. La Sampdoria, una delle migliori squadre (per atteggiamento e organizzazione e qualità di gioco) viste al San Paolo non è andata oltre una punizione, un rigore, un tiro ribattuto da Caprari e tre conclusioni di Quagliarella; di queste tre, una da fuori (pericolosa) e una dalla linea di fondo. Sotto, la mappa dei tiri blucerchiata.

La legenda è comprensibile, anche se in inglese

Torniamo alle parole di Giampaolo: la scelta di venire a giocare al San Paolo rispettando i propri principi (secondo la sua suggestiva versione: scegliere come morire) ha portato la Sampdoria ad opporsi al Napoli secondo alcune delle sue stesse armi. Individuare la differenza tra le due squadre, però, è talmente semplice da risultare banale: la qualità. È un po’ la stessa situazione di una settimana fa a Torino: anche Mihajlovic, con coraggio, ha deciso di affrontare la squadra di Sarri mantenendo fede ad alcune parti del suo dispositivo.

Al di là delle suggestioni, i numeri ci dimostrano che Napoli-Sampdoria e Torino-Napoli sono due partite molto simili: in Piemonte, il Napoli ha concesso appena due conclusioni in più, influenzato anche da un risultato più comodo. Dal punto di vista difensivo, Sarri ha costruito un dispositivo maturo, performante, che non patisce più errori di sistema ma concede qualcosa solo per sbavature individuali. Lo scrivevamo anche l’anno scorso, ma sono cambiate diverse cose: il rendimento grezzo, nei numeri, è nettamente migliorato (da 10.2 a 7.8 tiri concessi a partita); le reti subite nascono da interventi di Reina non all’altezza (a Torino e ieri sulla punizione di Ramirez), oppure su pessime letture di un singolo (Hysaj, ieri, nell’uno contro uno con Ramirez).

Organizzazione

Tornando a Napoli-Sampdoria: dal punto di vista puramente tattico, la partita si è giocata sull’applicazione dei principi di gioco e sull’intensità legata al risultato. La squadra di Giampaolo ha impostato la gara per cercare di non rimanere schiacciata indietro, per mantenersi alta e compatta in campo. Il fatto che ci sia riuscita ci restituisce la sensazione di “match alla pari”, o comunque di “buona prestazione” che i numeri non confermano. Se dal punto di vista offensivo – come detto e dimostrato sopra -, i blucerchiati non hanno prodotto molto, dietro sono stati perforati sistematicamente: 14 conclusioni concesse, 10 occasioni costruite in open play. L’atteggiamento, però, restituisce l’immagine di una squadra proattiva e coraggiosa, che prova a autodeterminare il risultato con le proprie armi. Sotto, un’immagine che spiega cosa intendiamo:

Quante squadre di Serie A hanno provato a giocare così al San Paolo?

È un frame eloquente, che spiega tanto dei principi di gioco della Sampdoria. Silvestre è il centrale di destra, e porta palla allargandosi dal suo lato; il terzino è basso, gli offre lo scambio ravvicinato, mentre Barreto e l’altro centrale Ferrari lo accompagnano cercando di accorciare le distanze. Torreira è tagliato fuori dal dispositivo del Napoli, che porta cinque uomini nella trequarti avversaria per coprire tutte le linee di passaggio.

In questa immagine, leggiamo tantissimo della partita: intanto, l’abitudine della Sampdoria di portare palla con i difensori, costruire sempre dal basso e cercare il servizio lungolinea sugli attaccanti che si allargano. Questa è una dinamica che abbiamo descritto qui, nella presentazione tattica della squadra di Giampaolo. Allo stesso modo vediamo un Napoli intenso, nel tentativo di recupero palla, già al decimo minuto. Il risultato è cambiato per una giocata incidentale, e allora i ragazzi di Sarri hanno dovuto necessariamente cambiare marcia.

In questa situazione, emerge il discorso di cui sopra: quello della qualità. Ad alte velocità, un pressing strutturato come quello del Napoli diventa superabile solo attraverso un’uscita perfetta palla a terra. Che, però, difficilmente può passare da calciatori come Barreto o Ferrari. E allora Allan e Mertens, aiutati dal sistema di concetti su cui è costruito il Napoli, recuperano il pallone in zona avanzata di campo. E allora il pallone viaggia velocemente verso la porta avversaria, due tocchi in verticale con tanti uomini pronti al tiro. Così sono nati i gol della rimonta.

L’effetto di un controllo sbagliato

Principi di gioco ed intensità, l’abbiamo scritto sopra: nel primo tempo, il risultato ha costretto il Napoli ad andare a folate. Ad andare veloce appena possibile, ad intensificare il pressing. Nella ripresa, questo tipo di attacco del pallone non è stato effettuato. Semplicemente, Sarri e i suoi ragazzi hanno deciso di tenere in mano i ritmi della partita, pure a rischio di non tenere il possesso. È andata esattamente così, prima e dopo l’espulsione di Mario Rui.

I calciatori

Dal punto di vista delle scelte tattiche dedicate, e del rendimento dei singoli calciatori, va sottolineato il caso-Jorginho. Il regista del Napoli è stato letteralmente stalkerato da Ramirez (solo 63 palloni giocati), preposto al compito di marcatore ad uomo e poi alla ricezione del pallone in zona centrale dopo l’apertura sull’esterno. Una posizione che ha messo in difficoltà le letture dei terzini, spesso costretti a subentrare a Koulibaly ed Albiol – a loro volta “attratti” da Quagliarella e Caprari. Sotto, un’immagine che spiega perfettamente cosa intendiamo: il confronto delle heatmap dei due centrali del Napoli, a Torino contro i granata e ieri contro la Sampdoria.

A sinistra, Torino-Napoli; a destra, Napoli-Sampdoria. Entrambe le immagini raffigurano il Napoli che attacca da sinistra a destra. Da notare la diversa “presenza” in zona centrale e laterale della retroguardia.

Il Napoli, come spiegato sopra, ha un dispositivo difensivo performante, e qui leggiamo la sua elasticità. I gol subiti sono un problema che questa squadra si porta dietro da molti anni, ma non si tratta di una falla strutturale. O almeno, le reti incassate non sono riconducibili a dinamiche di squadra. Piuttosto, Reina sembra essere entrato in un periodo di difficoltà fisiche dopo un inizio scintillante.

E poi c’è la fase offensiva. Come detto sopra, il Napoli ha costruito i suoi tre gol grazie al pressing sull’impostazione dal basso della Sampdoria. Ma c’è anche molto altro da sottolineare. Intanto, il ritorno di Mertens a un numero elevato di conclusioni o di giocate conclusive: due assist, 6 tiri verso la porta e 4 occasioni totali create. Poi c’è la crescita continua di Hamsik, che con la ritrovata condizione fisica e il ritorno di Insigne ha contribuito a spostare di nuovo il gioco del Napoli soprattutto sulla sinistra (49% delle manovre partono dalla zona laterale mancina). Infine, c’è la partita di Allan, calciatore perfetto per impattare fisicamente uno scontro tra una linea mediana a tre contro una tre più uno, con Ramirez in appoggio (su Jorginho). Il brasiliano ha messo insieme 2 intercetti, 5 palloni recuperati, 4 duelli individuali vinti.

Chiudiamo con l’ultimo dato. Il calciatore che ha toccato più palloni nel Napoli è Mario Rui, nonostante l’espulsione al 75esimo minuto. In totale, 81 tocchi. Un altro segnale che il Napoli è ancora in fase di evoluzione tattica, grazie al lavoro di ricerca dell’aderenza che Sarri sta facendo sui suoi calciatori. È una buona notizia.

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