ilNapolista

È la Serie A dei record: mai cinque squadre tanto più forti delle altre

Mai visto, in Serie A, un equilibrio così sottile tra le prime cinque squadre, con una quota di punti così alta. Storia ed evoluzione di questo fenomeno.

È la Serie A dei record: mai cinque squadre tanto più forti delle altre
Photo Matteo Ciambelli

La situazione di oggi

La classifica di Serie A rispolvera (ridimensionandolo) il mito delle sette sorelle. Ora sono in cinque a contendersi lo scudetto, o comunque il primo posto virtuale. Tra queste cinque squadre, oggi come oggi, passano cinque punti. Questa distanza, però, potrebbe assottigliarsi ancora. E scendere fino a due punti totali, considerando gli eventuali successi di Roma e Lazio nei match da recuperare. Sotto, la situazione attuale. Le cifre, in successione: partite giocate, vinte, pareggiate, perse, gol fatti e subiti, differenza reti, punti.

Difficile riscontrare e/o ricordare un equilibrio tanto sottile in Serie A. Abbiamo voluto indagare su questo punto, ci siamo stuzzicati da soli dopo il pezzo sulla crisi della middle class (qui), e quindi ecco il nostro viaggio nel tempo. Per trovare una situazione quantomeno simile, bisogna risalire alla stagione 2011/2012. Le prime cinque squadre in quattro punti, le prime sei in cinque. Con punteggi decisamente più bassi, sintomatici di un torneo equilibrato in senso assoluto e non solo nelle sfide di testa – a distanza o dirette.

Serie A 2011/2012

La differenza sostanziale sta nel numero di partite vinte e pareggiate, e nei gol fatti. Le cifre “umane” di sei stagioni fa sono diventate i record che vengono aggiornati ogni settimana da tutte le big di Serie A. Si pensi al miglior inizio di sempre dell’Inter, o ai 12 successi consecutivi fuori casa della Roma. È il discorso della middle class che torna. Basti fare riferimento ai 6 pareggi della Juventus, oppure alle 3 sconfitte del Napoli di allora, allenato da Mazzarri: gli azzurri persero contro Chievo, Parma e Catania. E pareggiarono a Cagliari e a Bergamo contro l’Atalanta.

Un altro esempio sulla stessa falsariga è quello della stagione 2015/2016. Il primo Napoli di Sarri iniziò perdendo sette punti tra Sassuolo, Sampdoria ed Empoli, poi altri due in casa del Carpi. Ma alla dodicesima era quarto, a pochissimi punti dalla capolista (la Fiorentina di Sousa). Sotto, la classifica alla 12esima di quell’anno.

Serie A 2015/2016

Come vediamo, i punteggi cominciano ad essere decisamente più alti. Cinque squadre in cinque punti (manca la Juventus, ferma a 18) con la quinta a 22. Siamo ancora ben lontani dai 32 punti del Napoli e dai potenziali 30 della quinta in classifica, perché allora la media borghesia del campionato riuscì a togliere punti sparsi. Cosa che, a soli due anni di distanza, non accade più.

Nelle altre stagioni, situazioni meno equilibrate. L’anno scorso, per esempio, i 32 punti di oggi del Napoli sarebbero valsi il primo posto e un vantaggio di 10 punti sulla quinta in classifica. E sei punti di vantaggio sulla Roma seconda.

Serie A 2016/2017

Al di là della “malaciorta” che contraddistingue sempre la nostra autonarrazione, è la storia del campionato negli ultimi anni a spiegarci che la quota punti per essere in testa a questo punto della stagione – di conseguenza, anche la quota scudetto – sono andate sempre verso l’alto.

“Merito” o “colpa” della Juventus, della sua leadership assoluta – mancata solo nell’annata 2015/2016, ma poi recuperata con la striscia record di 26 vittorie in 27 partite. Nel 2012, come visto sopra, al Milan bastavano 24 punti (media di 2 per partita) per essere in testa alla 12esima. Oggi ne servono 32 (media 2.6).  Ne servivano altrettanti nel 2012/2013, nel 2013/2014 e nel 2014/2015. Gli anni degli inizi sprint delle squadre di Conte e Allegri, in cui la Juventus ha scavato il solco sulle avversarie quasi subito. La Roma di Garcia, quattro anni fa, provò a tenere botta – col Napoli di Benitez subito dietro -, ma la marcia bianconera finì a 102 punti, due sole sconfitte in 38 giornate (Firenze e Napoli).

Serie A 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015

Conclusioni

Quello di quest’anno è un campionato anomalo ma consequenziale. Sembrano cresciute tutte le rivali della Juventus, mancherebbe anche il Milan, mentre sembrano sempre più deboli le altre squadre del torneo. Ormai ridotte a sparring partner,  parte qualche exploit (Chievo-Napoli, Atalanta-Juventus, Lazio-Spal, Bologna-Inter). Molto si deciderà negli scontri diretti, dunque. Difficile aspettarsi “altro” da squadre che hanno subito denunciato la loro distanza dalle big.

Potrebbe sembrare una reprimenda per il Napoli dopo lo 0-0 di Verona, ma in realtà gli azzurri hanno avuto modo di bilanciare preventivamente questo mezzo passo falso. Vincere due volte a Roma ha messo la squadra di Sarri in testa al gran premio della montagna degli scontri diretti. Non è poco. Del resto, il Napoli è ancora in testa. Il suo è il punteggio record di tutti i tempi dopo 12 giornate, condiviso con la Roma di Garcia. Scusate se è poco, ma è tutta colpa del campionato.

ilnapolista © riproduzione riservata